Double face
13-04-2020 08:54 - Ciro Verrati
Il prossimo 25 aprile in occasione dell'anniversario dei 75 anni dalla Liberazione d'Italia, è stato organizzato un evento nazionale, in streaming, per la raccolta di fondi, anche in favore della Caritas, con l'adesione e il sostegno di illustri personaggi della politica e dello spettacolo.
Non è dato sapere il motivo per cui un ente del Vaticano partecipi ai festeggiamenti per la Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista.
La storia ci ha consegnato il Vaticano come alleato dei nazisti nell'operazione Odessa, l'organizzazione che consentì la fuga di centinaia di nazisti verso l'America Latina, per sottrarli dal processo per crimini di guerra.
Non è un segreto nemmeno la responsabilità del clero tedesco nella ascesa di Hitler.
Non è chiara la vera ragione per cui lo Stato italiano si ostini a fuggire dai suoi obblighi di assistenza alle fasce più deboli, né perché si rifugi nella sussidiarietà a favore di associazioni religiose tra le quali la Caritas ricopre il ruolo di prima donna.
La Caritas è una vera e propria azienda "double face", all'apparenza si mostra come una associazione con propositi caritatevoli, ma in sostanza è una azienda commerciale con finalità legate naturalmente al profitto.
Non è cosa da tutti i giorni leggere nel rendiconto economico e finanziario di un'associazione no-profit un investimento in titoli della modica somma di 10 milioni (è ciò che risulta dai bilanci degli anni 2017 e 2018).
Al di là delle opinabili finalità finanziarie della Caritas presentate come finalità assistenziali, non si può trascurare che l'ente costituito dalla CEI sia stato coinvolto anch'esso in vicende giudiziarie comuni a tutte le organizzazioni religiose.
Le cronache che hanno visto la Caritas protagonista di vicende giudiziarie spaziano dall'abuso sessuale alle frodi e truffe a danno dei migranti e dello Stato.
Nel 2016 la Caritas fu travolta dallo scandalo a Cagliari dove vestiti usati recuperati per finalità assistenziali venivano in realtà venduti nei mercatini italiani ed esteri.
Emblematiche le parole del PM Guido Pani in merito alla vicenda: "business e non solidarietà".
La ricostruzione della Procura evidenziò un vero e proprio tradimento del meccanismo di solidarietà.
La Caritas di Albenga fu invece protagonista di una vicenda giudiziaria con capi di imputazione che andavano dall'appropriazione indebita aggravata e continuata, alla malversazione ai danni dello Stato e truffa; i fatti di Albenga vennero a galla solo dopo che l'ex direttore decise di rivolgersi alla magistratura italiana quando ormai non era più possibile contenere il marcio; si aggiunga che nei tre anni in cui era stato alla guida dell'ente, ogni volta che aveva scoperto gli illeciti, ne aveva riferito solamente al vescovo.
Il direttore della Caritas di Trapani Don Sergio Librizzi invece fu arrestato nel 2014 per appropriazione di fondi destinato agli immigrati, oltre che per violenza sessuale, aveva l'abitudine di esigere rapporti sessuali ai richiedenti asilo in cambio di permessi di soggiorno.
Nel 2018 una rete di Onlus in Toscana fu implicata nella frode sulle forniture pubbliche destinate ai centri di accoglienza straordinaria - i CAS – e anche in questa vicenda ci fu il coinvolgimento di un rappresentante della Caritas di Prato.
Le indagini giudiziarie narrano di milioni sottratti ai fondi destinati all'assistenza ai più bisognosi ma costituiscono solo una esigua parte rispetto alla incalcolabile quantità di denaro che non viene nemmeno interamente contabilizzata.
Nell'immaginario collettivo invece la Caritas è simbolo di carità, di assistenza e di amore verso il prossimo.
E' la conseguenza di decenni di condizionamento che la CCAR ha attuato grazie alla collaborazione dello Stato italiano letteralmente genuflesso al Vaticano.
Fa letteralmente accapponare la pelle il protocollo d'Intesa che il Miur ha siglato con la Caritas nel 2017.
Con la suddetta Intesa il Miur si impegna a favorire la diffusione nella scuola italiana di progetti educativi elaborati in collaborazione con la Caritas.
La scuola quindi si è impegnata a promuovere i principi cardine che alimentano l'azione della Caritas, una azione che si articola nello sfruttamento del principio di sussidiarietà al fine di massimizzare i profitti.
Nelle politiche socialiste la parola carità deve essere eliminata e deve essere sostituita con la parola diritto.
Insegnare la carità nelle scuole significa costruire una società nella quale si distrugge progressivamente il senso dello Stato, quello che pone sulla fiscalità generale il sostegno alle fasce in fragilità sociale.
Invece si preferisce legare gli individui alla elargizione paternalistica per meglio subordinarli, approfittando della loro difficoltà, per non farli mai rialzare, proprio come fa la Caritas.