Idolatria
04-01-2020 21:55 - Carla Corsetti
L’idolatria delle rock star nelle fasi adolescenziali risponde alla necessità di coltivare una dimensione che possa andare oltre quella della propria identità non ancora definita.
Negli adulti, invece, l’idolatria risponde alla necessità di chi deve colmare le frustrazioni e i fallimenti, spesso di chi vive troppo a lungo nell'emarginazione o comunque nella difficoltà, ma anche semplicemente in una esistenza piatta e priva di significative gratificazioni.
Si affida al proprio idolo una funzione benefica, si cerca il contatto fisico e non è infrequente che l’adulto idolatrante possa travalicare ogni regola della comune distanza tra individui, tanto più se il proprio idolo si presenta addirittura come un intermediario del divino.
Gli idoli, dal canto loro, sanno come nutrire i fan.
Stringere le mani a folle plaudenti è la modalità più comune per mantenere alta la soglia della idolatria, e poiché le folle, per loro natura, sono irrazionali, occorre munirsi di pazienza e di guardie del corpo.
Bergoglio non ha solo le guardie del corpo ma cecchini pronti a sparare da postazioni nascoste, dunque non rischia mai nulla in mezzo alla folla perché ogni percorso è attentamente pianificato in termini di sicurezza.
Per quanto i credenti si approprino del loro Gesù, mangiandolo simbolicamente, in una infinita parcellizzazione, nei rituali ripetuti della teofagia, non possono sottrarsi alla venerazione dell’uomo che lo rappresenta, perché ritengono che Gesù, nella sua interezza, alberghi nel corpo di Bergoglio attraverso l’intermediazione di un’altra divinità denominata Spirito Santo.
Dunque avere un contatto fisico con Bergoglio, nelle manifestazioni delle idolatrie, significa avere un contatto fisico con il proprio dio.
Bergoglio lo sa, è un gesuita, e non può ignorare queste banali dinamiche di psicologia di massa, sicché si mostra fintamente sorridente, fintamente socievole, fintamente proteso verso i poveri sudditi della sua monarchia, almeno fino a quando restano stipati dietro le transenne a credere felici che lui sia fatto di essenza divina.
Mentre stringeva le mani ai sudditi, una credente lo ha strattonato e Bergoglio, esageratamente stizzito, si è svincolato dalla presa molesta e ha dato uno scapaccione sulla mano della donna.
Bergoglio è consapevole che i suoi sudditi credono che lui abbia una natura divina, ma quel gesto è preoccupante per le prospettive parassitarie della sua monarchia, perché con quel gesto ha rotto un incantesimo, ha detto a tutti che lui, di divino, non ha proprio nulla, ha detto al mondo intero che è un vecchio di ottantatre anni infastidito da una donna molesta, e, ha detto a tutti che le sue reazioni sono identiche a quelle di un vecchio repulsivo qualsiasi, e non del Vicario di Gesù.
Insomma, il “porgi l’altra guancia a chi ti fa del male”, che costituisce da duemila anni uno dei pilastri centrali della induzione alla passività e remissività delle masse, in un secondo si è tradotto in “dai pure una sberla a chi di certo non vuole farti del male, ma ti adora in modo molesto”.
Che il clero faccia in privato il contrario di ciò che sostiene in pubblico, è un dato acquisito, ma questo episodio contiene una novità curiosa perché ha mostrato in pubblico un aspetto che avrebbe, semmai, dovuto mantenersi celato.
Quanto accaduto potrebbe avere delle ripercussioni economiche per le casse vaticane: non si finanzia una favola se il protagonista ti spoilera che non è affatto un dio ma un semplice ottantenne stizzito.
In una società abituata a uomini che picchiano, violentano, uccidono le donne come piovesse, un uomo che si svincola dalla presa di una donna dandole un colpo su una mano, non è stato un bel vedere, e se ne è accorto persino lui quando è corso ai ripari per chiedere pubblicamente scusa.
La massa plaudente, ivi inclusi atei devoti e cattocomunisti, ha provato vagonate di sentimenti negativi di fronte alla donna che lo ha strattonato, colpevole di averlo provocato, perché in sintesi “se l’è cercata”.
Nessuno ha pensato a quanto tempo costei aveva aspettato per toccare il suo dio.
Nessuno ha pensato a quanto possa essere stato mortificante per quella poveretta essere stata oggetto di una reazione di stizza da parte del suo dio.
Nessuno saprà se ha versato lacrime per aver ricevuto un rifiuto dal suo dio.
Nessuno si è soffermato a valutare come e chi ha fomentato e sfruttato la sua idolatria al punto da farle perdere il contenimento dei suoi gesti.
E nessuno ha pensato a quanto potrebbe essere stato devastante per quella donna essere redarguita da colui che per lei rappresenta la personificazione del bene, della speranza, della trascendenza, della divinità infallibile.
Ma non è mai troppo tardi, forse questa vicenda potrà farle aprire gli occhi perché l’infallibile si è disvelato fallibile, e ha mostrato il volto arcigno della sua autenticità.