La laicità e la croce
27-06-2019 18:04 - Redazione DA
In Italia i politici baciapile e baciampolle sono la normalità.
L’esibizione della appartenenza religiosa nei paesi come l’Italia, in debito di civiltà da sempre, è un viatico elettoralistico non da poco.
In Francia non è consentito ai rappresentati delle istituzioni repubblicane di usare strumentalmente le manifestazioni religiose che possano compromettere il principio di laicità.
Al contrario, in Italia le manifestazioni religiose sono una vetrina imprescindibile per i rappresentanti delle istituzioni.
Eppure Macron, con premeditazione, ha sferrato un attacco alla laicità per intercettare il consenso dei cattolici francesi nel periodo di massima contrapposizione con gli islamici.
Il 9 aprile 2018 ha infranto le regole del secolarismo francese, e contravvenendo ad una consolidata separazione tra Stato e Chiesa che ha il suo fondamento normativo in una legge del 1905, ha incontrato i vescovi francesi presso il Collège des Bernardins.
Non si è trattato di un banale ricevimento, nel suo discorso Macron ha pronunciato una frase che segna un arretramento pericoloso in termini di laicità: "I rapporti tra Chiesa e Stato sono stati danneggiati e devono essere riparati" e poi ha aggiunto che i cattolici devono essere maggiormente coinvolti nel dibattito politico.
Non c’è diritto civile, dai matrimoni omossessuali al fine vita, dall’aborto alla procreazione assistita, per il quale la società civile non debba subire la pericolosa interferenza dei cattolici con le loro posizioni medievali.
Ora Macron intercetta questa indebita interferenza e nella sua prospettiva, anziché lasciarla circoscritta alla setta cattolica, vorrebbe farla subire anche chi non ne fa parte, travalicando lo spazio privato e serpeggiando nello spazio pubblico.
Dopo l’incontro con i vescovi cattolici francesi, Macron ha vinto un giro di giostra anche in Vaticano, dove è stato ricevuto dal monarca medievale Bergoglio, il quale gli ha conferito un riconoscimento altrettanto anacronistico, ovvero lo ha nominato primo e unico canonico onorario della Basilica di San Giovanni Laterano, una onorificenza che rinsalda la collaborazione francese ai desiderata pontifici.
Non si è fatta attendere la reazione di Jean-Luc Mélenchon di France Insoumise che ha stigmatizzato l’accettazione dell’onorificenza da parte di Macron, ribadendo come sia incompatibile con il secolarismo francese: "Mi oppongo a qualsiasi interferenza della religione in politica e in politica nella religione".
Macron tuttavia viaggia sui binari dell’ambizione e del potere, in preda a un delirio narcisistico (la carezza sul viso di Bergoglio dovrebbe esserne la conferma).
Aver accettato il titolo di protocanonico lo immette nel paradigma della continuità storica come chiave di lettura di quella che è banalmente la convergenza a tavolino del business del prossimo ventennio: la tratta dei migranti e il nuovo colonialismo francese in Africa, sotto il simbolo di sempre: la croce.
Carla Corsetti