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Laudato sì, una enciclica limitata

18-05-2020 22:38 - Redazione DA
È urticante sentire i cattolici che definiscono rivoluzionaria la nuova enciclica di Bergoglio in arte Papa Francesco.
Non si comprende a che titolo e in virtù di quale approfondimento si siano permessi di qualificarla come un testo valido anche per i non credenti, e soprattutto quale attinenza abbia il deterioramento dell’ambiente con la credenza o la non credenza.
È pur vero che gli atei devoti sempre più spesso contribuiscono ad alimentare l’insana predisposizione dei cattolici ad egemonizzare il pensiero, anch’essi affascinati dalla superficialità dei contenuti divulgati dalla setta cattolica.
Leggere l’enciclica nella parte che riguarda i problemi dell’inquinamento è disarmante.
Il Capo di Stato Vaticano si esprime come uno scolaro della quinta elementare, consapevole forse che la maggior parte dei destinatari delle sue parole si inebetisce in una regressione cognitiva.
L’enciclica “Laudato sì” è zeppa di banalità e si stenta a credere che si tratti di un documento promanato da un Capo di Stato: “…numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell’attività umana”.
Se i cattolici aspettavano che fosse il Capo di Stato Bergoglio a spiegargli cosa fosse il riscaldamento globale, significa che abbiamo sopravvalutato il loro livello conoscitivo.
Sembra di dedurre, dall'accoglienza entusiastica che hanno espresso i cattolici rispetto all'enciclica, che costoro siano convinti che il riscaldamento globale, ora che ne ha parlato così superficialmente Bergoglio, avrà una risposta risolutiva dalla comunità internazionali.
Ma quanti sanno che nel 1995 il Vaticano si è rifiutato di sottoscrivere il Protocollo di Kyoto, un trattato internazionale firmato da ben 186 Paesi per combattere unitariamente il problema del riscaldamento globale?
E ora i campioni dell’ipocrisia si permettono di definire rivoluzionario un documento che ha lo stesso effetto della chiusura della stalla dopo la fuga dei buoi.
Qualche altro passaggio della enciclica di Bergoglio merita di essere esaminato.
Parlando della redistribuzione della ricchezza Bergoglio afferma: “Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare” e sorge spontaneo chiedersi se la minoranza di consumatori eccessivi di cui parla, non sia per caso quella della sua corte di principi, meglio noti come cardinali.
La soluzione che propone Bergoglio, manco a dirlo, è quella che propongono le teorie creazioniste.
Dunque ad un problema reale si contrappone una soluzione mitologica affermando, con supponenza ineguagliabile, che sia quella la strada universale per il riconoscimento della dignità umana.
Costui non si pone nemmeno il dubbio che per milioni di esseri umani il concetto della propria dignità individuale sia completamente avulso dalle credenze mitologiche della sua setta.
Del resto “cattolico” significa letteralmente che “deve valere per tutti” e questa pretesa egemonia, sostenuta da un incontrollato potere finanziario, è purtroppo la base della teocrazia italiana.
Afferma Bergoglio che tutti gli esseri umani sono proprietà di Dio e dunque, ne consegue, che chi non si riconosce nel Dio che Bergoglio ha indicato, deve essere escluso da questa ideale comunità di fratelli.
Ancora una volta la religione cattolica esprime la ragione fondamentale della sua stessa esistenza: la discriminazione razziale per chi non si riconosce nella stessa divinità.
È semplicemente aberrante.
In una cosa si può essere d’accordo con Bergoglio: l’essere umano ha dei limiti, e lui, come tutti gli altri esseri umani, ne dà prova.
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