Le mascherine della Pivetti
29-04-2020 21:44 - Carla Corsetti
Come dimenticare i tempi in cui, pur ricoprendo il ruolo istituzionale di Presidente della Camera del Parlamento italiano, e dunque in rappresentanza anche degli ebrei, dei musulmani e dei non credenti, partecipava ai Meeting di Comunione e Liberazione e veniva acclamata dalla Compagnia delle Opere, a cui rivolgeva parole di afflato entusiasta nel dire che, con loro, lei faceva parte di una associazione meravigliosa, unita dalla stessa religione, attraverso la quale bisognava “educare” la “gente” ai loro valori, che non erano i “valori solo dei cattolici” ma che erano necessariamente di tutti perché l’imposizione di quei valori era “nell’ordine delle cose”.
Irene Pivetti è stata responsabile di una pericolosa modalità per promuovere lo stato etico di stampo cattolico.
Ed ora eccoli lì i valori cattolici dell’ex presidente della Camera, schiantati su una inchiesta per frode commerciale sulla vendita delle mascherine per fronteggiare l’epidemia, quando l’INAIL, l’unico istituto idoneo a certificarne la idoneità, le aveva già negato la possibilità di commercializzarle.
Comunione Liberazione, con il suo ramo d'azienda Compagnia delle Opere, è la stessa “associazione” che attraverso la Lega Nord, il partito di provenienza della Pivetti, ha gestito la sanità lombarda, che oggi conta 13.700 morti.
Irene Pivetti di quel mondo cattolico-affaristico ne condivide l’impianto valoriale, dove per valore non è da intendersi una dote morale, quanto piuttosto, richiamando le cronache, l’ammontare di circa 30 milioni dell’affare "mascherine" giocato sul covid-19.
Dichiara la sua estraneità ma la responsabilità penale non interessa, ma non è questo il nodo della questione.
Il punto è che sui servizi sanitari non si lucra e quando lo si fa il disprezzo è d’obbligo.