Lettera aperta
30-07-2019 07:09 - Redazione DA
Egregio Direttore Angelo Tenese,
apprendiamo dalle cronache giornalistiche che Lei ha sottoscritto un’intesa per l’inserimento della figura dell’infermiere parrocchiale nella ASL Roma 1, da Lei diretta.
La legislazione ci consegnava figure professionali tipizzate in ragione delle mansioni espletate, e così si individuava l’infermiere strumentista, l’infermiere psichiatrico, l’infermiere pediatrico, l’infermiere di pronto soccorso.
Ora si aggiunge un altro profilo inedito: l’infermiere parrocchiale.
Potrebbe sembrare una trovata per buontemponi, se non fosse che l’accordo che Lei ha siglato in rappresentanza della ASL di Roma 1 con l’Ufficio nazionale di pastorale della salute vaticano, che corrisponde grossomodo al nostro Ministero della salute, preveda effettivamente l’inserimento di questa anomala figura professionale, nella reciproca collaborazione.
La finalità dell’Ufficio pastorale è sintetizzata in questo passaggio: “La pastorale della salute nella Chiesa italiana si descrive con la presenza e l’azione della Chiesa per recare la luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti se ne prendono cura. Non viene rivolta solo ai malati, ma anche ai sani, ispirando una cultura più sensibile alla sofferenza, all’emarginazione e ai valori della vita e della salute”.
Dunque un ente pubblico come la ASL di Roma ha stipulato un accordo con una confessione religiosa che interpreta la medicina e l’assistenza infermieristica come azione strumentale per diffondere nella struttura pubblica le credenze e le ritualità dei suoi adepti.
La formazione professionale che si richiede a questi soggetti, dovrà fondarsi sulla favolistica piuttosto che sui testi di anatomia.
L’infermiere parrocchiale sarà come gli insegnanti di religione nelle scuole, avrebbero dovuto insegnare per un’ora a settimana le loro favole, e poi sono stati stabilizzati anche su altre materie d’insegnamento.
L’infermiere parrocchiale diventerà come il cappellano militare nell’esercito, avrebbe dovuto dare conforto ai soldati e invece si è trasformato nell’ufficio di collocamento per confermare la permanenza stabile dei soldati con segnalazione diretta dai parroci di paese.
Le finalità di facciata assegnate all’infermiere parrocchiale, da quanto si legge dalle cronache, sono ridicole, e poiché per esperienza conosciamo il modo in cui il mondo cattolico approccia alla sanità, abbiamo il legittimo sospetto che in realtà questa sottospecie di infermieri dovranno infiltrarsi nei consultori per disincentivare l’autodeterminazione femminile, e quand’anche facciano cenno all’assistenza di persone migranti, di certo l’obiettivo di fondo è identico a quello dei missionari, ovvero fargli abbandonare le loro credenze per convertirli al cattolicesimo.
Eppure i preti avrebbero tanto bisogno di figure professionali di contrasto alla pedofilia nei seminari del loro Stato, da non lasciargli il tempo di impicciarsi delle vicende sanitarie del nostro Stato.
Lei in qualità di Direttore della ASL RM 1, avrà di certo siglato questo accordo con orgoglio e convinzione, come tutti coloro che, aderendo alla religione di maggioranza, non si pongono il problema di come i loro gesti, le loro azioni e le loro decisioni, siano discriminatorie di per sé.
Di certo se si fosse presentata una associazione di personale infermieristico ateo e sostenitore dell’assistenza ostetrica e infermieristica per donne che vogliono avere accesso alla contraccezione e all’aborto senza scontare il moralismo dei fondamentalisti, si ha il vago sospetto che Lei non avrebbe siglato nessun accordo.
Ma per offrirgli l’opportunità di non essere dipinto come un assertore di pratiche discriminatorie, Le chiedo espressamente di predisporre quanto necessario affinché ogni infermiere cattolico sia affiancato da un infermiere ateo.
Poiché l’Unità pastorale prevede che gli infermieri debbano porsi nella “continuazione dell’azione sanante di Cristo”, Vorrà cortesemente chiarire se coloro che si avvarranno dell’assistenza dell’infermiere parrocchiale saranno avviati a rinunciare alle terapie, agli interventi e ai ricoveri, per porsi nella “continuazione sanante” di cui sopra, che, si presume, consista nelle preghiere piuttosto che nella diagnostica, nella prevenzione e nella cura.
Poiché riteniamo che questo accordo abbia una valenza terzomondista, e poiché riteniamo che simile figura sia mortificante per gli stessi infermieri, degradati ad un ruolo antiscientifico in un settore come la medicina, che fa della scientificità la sua unica cifra, Le chiediamo di indicare esattamente in che modo costoro umilieranno la civiltà e il progresso, sostituendo il diritto alla salute con la negazione della dignità che deriva, come è noto, dalla carità cattolica.
In attesa di riscontro, Le invio distinti saluti.
Carla Corsetti
Segretario nazionale di Democrazia Atea
Coordinatrice nazionale di Potere al Popolo