BUCO NERO
18-06-2024 14:24 - Carla Corsetti
Le elezioni europee ci consegnano un quadro non troppo differente dalla composizione precedente.
Il PPE (Partito Popolare Europeo) resta il primo partito e ha conquistato 186 seggi rispetto ai precedenti 179.
L’ALDE, la componente liberale, invece arretra e passa da 106 a 79 seggi, come pure arretrano i VERDI che passano da 74 a 52 seggi.
Arretra il PSE (Partito Socialista Europeo) che passa da 153 a 137 seggi.
Il Partito della Sinistra Europea perde un solo seggio e ne conquista 36.
Avanzano le destre postfasciste e neonaziste.
Fratelli d’Italia aumenta la sua percentuale nelle elezioni europee (pur avendo perso oltre 600mila voti rispetto alle elezioni politiche) e conquista 73 seggi rispetto ai 64 precedenti, mentre Rassemblement National in Francia passa da 49 a 58 seggi, e L’AfD in Germania passa da 9 a 15.
Le destre sovraniste e reazionarie capitalizzano una povertà sociale e culturale che per quanto rafforzi la loro presenza nel parlamento europeo, non è tale da scardinare la maggioranza del PPE, del PSE e dell’ALDE, e le folli politiche militari non subiranno variazioni.
La maggioranza è leggermente indebolita e quasi certamente dovrà contare su nuove adesioni, ma il sistema lobbistico che governa il Parlamento europeo non dovrà faticare troppo per rafforzare la vecchia compagine.
I partiti neofascisti e neonazisti che siederanno nel Parlamento europeo hanno una sostanziale convergenza nella negazione dei diritti civili e dei diritti sociali, sguazzano tutti nella negazione più generale dei diritti umani, ma non hanno convergenza sulle politiche internazionali, e vantano molteplici divergenze, dunque la loro azione in Europa troverà un senso unicamente per il riflesso che avrà sulle politiche nazionali.
In Italia il governo nazionale esce rafforzato dalle percentuali delle elezioni europee, passando dal 44% delle elezioni politiche al 48% delle europee, anche se in termini assoluti i partiti che compongono la maggioranza perdono circa un milione di voti.
Esce rafforzata dalle europee anche la destra moderata del PD che passa dal 19% delle elezioni politiche, al 24% delle elezioni europee e anche in termini assoluti guadagna circa un milione di voti.
Perde il M5S che passa dal 15,6% delle politiche, al 10% perdendo circa due milioni di voti.
Si rafforza AVS che guadagna un netto 6,7% e che, forte di questo avanzamento, propone una coalizione al PD e al M5S per contendere il governo alle destre.
L’Europa delle lobby e dei nazionalismi è ormai un elefante morente e la recente conferenza di pace in Svizzera ha ratificato che l’Europa nelle crisi mondiali non conta più nulla.
Erano presenti 92 Paesi su 193 e il documento finale è stato firmato da 80 Paesi con esclusione, tra gli altri, del Brasile, degli Emirati Arabi, del Sud Africa, segno evidente che la Russia e la Cina, protagoniste della costruzione di un ordine economico, commerciale e finanziario alternativo a quello creato dagli Stati Uniti, con la loro assenza hanno misurato l’irrilevanza dell’Europa in questa nuova polarizzazione.
La Russia, che si propone di spostare verso di sé la guida mondiale, ha radicalizzato il contrasto ai diritti civili contro le persone omosessuali, anche perché così potrà conquistare facilmente i codici comunicativi africani e asiatici, in particolare quelli islamici, perché la barbarie politica si nutre da sempre della compressione delle libertà sessuali e riproduttive.
In Europa la difesa dei diritti sessuali e riproduttivi scricchiola sotto il peso delle regressioni ungheresi e italiane, entrambe legittimate dalle sottane vaticane, sicché le stelle della bandiera europea, ad onta della farsa delle elezioni, sbiadiscono miseramente, risucchiate nel buco nero delle “frociaggini”.
Il PPE (Partito Popolare Europeo) resta il primo partito e ha conquistato 186 seggi rispetto ai precedenti 179.
L’ALDE, la componente liberale, invece arretra e passa da 106 a 79 seggi, come pure arretrano i VERDI che passano da 74 a 52 seggi.
Arretra il PSE (Partito Socialista Europeo) che passa da 153 a 137 seggi.
Il Partito della Sinistra Europea perde un solo seggio e ne conquista 36.
Avanzano le destre postfasciste e neonaziste.
Fratelli d’Italia aumenta la sua percentuale nelle elezioni europee (pur avendo perso oltre 600mila voti rispetto alle elezioni politiche) e conquista 73 seggi rispetto ai 64 precedenti, mentre Rassemblement National in Francia passa da 49 a 58 seggi, e L’AfD in Germania passa da 9 a 15.
Le destre sovraniste e reazionarie capitalizzano una povertà sociale e culturale che per quanto rafforzi la loro presenza nel parlamento europeo, non è tale da scardinare la maggioranza del PPE, del PSE e dell’ALDE, e le folli politiche militari non subiranno variazioni.
La maggioranza è leggermente indebolita e quasi certamente dovrà contare su nuove adesioni, ma il sistema lobbistico che governa il Parlamento europeo non dovrà faticare troppo per rafforzare la vecchia compagine.
I partiti neofascisti e neonazisti che siederanno nel Parlamento europeo hanno una sostanziale convergenza nella negazione dei diritti civili e dei diritti sociali, sguazzano tutti nella negazione più generale dei diritti umani, ma non hanno convergenza sulle politiche internazionali, e vantano molteplici divergenze, dunque la loro azione in Europa troverà un senso unicamente per il riflesso che avrà sulle politiche nazionali.
In Italia il governo nazionale esce rafforzato dalle percentuali delle elezioni europee, passando dal 44% delle elezioni politiche al 48% delle europee, anche se in termini assoluti i partiti che compongono la maggioranza perdono circa un milione di voti.
Esce rafforzata dalle europee anche la destra moderata del PD che passa dal 19% delle elezioni politiche, al 24% delle elezioni europee e anche in termini assoluti guadagna circa un milione di voti.
Perde il M5S che passa dal 15,6% delle politiche, al 10% perdendo circa due milioni di voti.
Si rafforza AVS che guadagna un netto 6,7% e che, forte di questo avanzamento, propone una coalizione al PD e al M5S per contendere il governo alle destre.
L’Europa delle lobby e dei nazionalismi è ormai un elefante morente e la recente conferenza di pace in Svizzera ha ratificato che l’Europa nelle crisi mondiali non conta più nulla.
Erano presenti 92 Paesi su 193 e il documento finale è stato firmato da 80 Paesi con esclusione, tra gli altri, del Brasile, degli Emirati Arabi, del Sud Africa, segno evidente che la Russia e la Cina, protagoniste della costruzione di un ordine economico, commerciale e finanziario alternativo a quello creato dagli Stati Uniti, con la loro assenza hanno misurato l’irrilevanza dell’Europa in questa nuova polarizzazione.
La Russia, che si propone di spostare verso di sé la guida mondiale, ha radicalizzato il contrasto ai diritti civili contro le persone omosessuali, anche perché così potrà conquistare facilmente i codici comunicativi africani e asiatici, in particolare quelli islamici, perché la barbarie politica si nutre da sempre della compressione delle libertà sessuali e riproduttive.
In Europa la difesa dei diritti sessuali e riproduttivi scricchiola sotto il peso delle regressioni ungheresi e italiane, entrambe legittimate dalle sottane vaticane, sicché le stelle della bandiera europea, ad onta della farsa delle elezioni, sbiadiscono miseramente, risucchiate nel buco nero delle “frociaggini”.