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È MORTO UN RE

21-04-2025 10:44 - Carla Corsetti
Il Capo di Stato Bergoglio è deceduto nel momento storico nel quale le polarizzazioni planetarie si stanno ridisegnando attorno al fenomeno religioso.
Trump vuole essere il riferimento politico della cristianità evangelica che attinge al suprematismo bianco, Putin è già il riferimento politico della cristianità ortodossa che attinge al nazionalismo tradizionalista, gran parte del mondo politico asiatico e africano attinge al fondamentalismo islamico, e la Cina è l’unica esente dalle derive teocratiche.
Il Vaticano, dal canto suo, è lo Stato che ha una tradizione millenaria di potere costruito sulla credenza religiosa, consolidato con guerre, stermini e genocidi per riaffermare un asserito “primato” planetario su tutte le altre religioni.
Nella millenaria storia del cristianesimo la storia politica del monarca Bergoglio può riassumersi in poche tappe rilevanti.
Bergoglio è stata la massima espressione latinoamericana che ha combattuto la Teologia della Liberazione, una teologia elaborata dal basso quale risposta del mondo cattolico al diffondersi di dittature militari e di regimi repressivi e sanguinari nell’America Latina.
Insieme con altri alti prelati, ha elaborato una teoria sostitutiva, la Teologia del Popolo che non ha semplicemente soppiantato quella della Liberazione, ma ha promosso politicamente la neutralizzazione delle spinte di lotta di classe per promuovere piuttosto una alleanza delle classi, ovvero il mantenimento delle classi sociali in gerarchie immutate, e quelle più svantaggiate, invece di ambire a conquiste sociali, avrebbero dovuto ambire a elargizioni misericordiose e caritatevoli, a condizione di rimanere subalterne.
La sua elezione, dopo aver sconfitto la Teoria della Liberazione è stata funzionale per fermare l’ondata socialista di Hugo Chávez e di Cristina Kirchner.
Bergoglio ha partecipato al dibattito sul clima con un documento che, privo ovviamente di seri spunti scientifici, sotto il profilo politico è una sequela di banalità prive di prospettiva; nel contempo, tra le cause della crisi climatica e ambientale ha inserito l’aborto, a conferma della strumentalità con la quale ha approcciato alla questione.
Il suo mandato è iniziato nel 2013 e dunque ha regnato per 12 anni durante i quali non ha mai perso l’occasione per esprimere la sua profonda e malcelata misoginia.
Ha pubblicato un libro sulla figura della donna, esaltata come oggetto di coercizione riproduttiva, condannata ad un ruolo subordinato al maschio, lusingata e lodata come si unge il cappio per l’impiccagione.
In questi 12 anni ha tessuto una tela per estendere le aree di influenza proponendosi come riferimento per il “Sud globale” ma la sua azione è stata ininfluente rispetto alle tensioni della multipolarizzazione.
La partita per il primato sulla chiesa ortodossa l’ha persa perché l’ha vinta Putin.
La partita per il primato sulle chiese evangeliche l’ha persa perché l’hanno vinta i “nazisti dell’Illinois”.
A Bergoglio non restava che confermare il primato della chiesa cattolica sulle tradizionali consolidate aree di influenza del Vaticano.
Ora si aprono inediti scenari per la sua successione che egli stesso ha curato in questi 12 anni con nomine, trasferimenti e scomuniche.
Il Conclave, l’organo che eleggerà il successore, attualmente è composto da 138 cardinali di cui 110 nominati da Bergoglio, e dunque l’argine ai suoi oppositori, lo aveva già costruito con un successore che non si facesse schiacciare dalle altre forze in questa spartizione multipolare.
Tra i papabili c’è il vescovo di Washinton, Wilton Daniel Gregory, già noto per essere un oppositore di Trump, e potrebbe essere in pole position, ma per i cattolici si pone un problema grave, è afro-americano.
I cattolici, soprattutto quelli italiani, hanno un profondo e radicato razzismo che fa parte delle strutture simboliche del cattolicesimo, insieme alla pedofilia.
Il disprezzo contro gli immigrati, soprattutto se di pelle nera, è diffuso e radicato e un Capo di Stato vaticano se avesse la pelle nera, porrebbe ai cattolici un serio problema di accettazione.
Di certo in Vaticano non resteranno a lungo senza un nuovo Capo di Stato, lo eleggeranno in fretta, e dopo l’elezione, come da copione, il nuovo monarca metterà in moto la macchina che costruisce i miracoli del predecessore, per regalare alle masse un’altra figurina da appiccicare nell’album della credulità.

Carla Corsetti
Segretaria nazionale di Democrazia Atea
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