LA DOTTRINA DELLA SCOPERTA
31-07-2022 08:48 - Redazione DA
La Chiesa Cattolica già dal 1455 aveva elaborato la “Dottrina della Scoperta” con la bolla Romanus pontifex, che consisteva sostanzialmente nel principio secondo il quale ogni monarca cristiano che scopriva una terra non cristiana, avrebbe potuto qualificarla come “terra nullius” e appropriarsene.
Se è vero, come pare, che un testo del 1340 dà menzione delle terre inesplorate dopo la Groenlandia, la Chiesa cattolica già si preparava, attraverso le monarchie cattoliche come quella spagnola, a dare giustificazione dottrinaria alla predazione di quelle terre, che i marinai scandinavi medievali chiamavano Markland, e che sarebbero state chiamate, in seguito, Americhe.
Quando gli europei, dunque, decisero di depredare le Americhe, ebbero nella “Dottrina della Scoperta” la giustificazione religiosa alla sottomissione delle popolazioni indigene.
Del resto nessuno più della Chiesa Cattolica Apostolica Romana avrebbe potuto dare una giustificazione così raffinata alla pianificazione del genocidio.
Per secoli la “Dottrina della Scoperta” è stata la matrice del colonialismo, di cui i missionari sono stati interpreti gravemente responsabili, abilmente camuffati da benefattori verso popolazioni "in difficoltà", hanno fatto da apripista agli europei che per depredare hanno ucciso, stuprato, umiliato e sterminato le popolazioni indigene.
In Canada la “Dottrina della Scoperta” si è declinata con la creazione di istituti religiosi cattolici nei quali sono stati deportati bambini sottratti alle madri indigene, sono stati internati e sottoposti a torture, stupri e massacri, con lo scopo dichiarato di renderli cristiani.
Una Commissione governativa canadese nel 2015 ha esaminato la documentazione rinvenuta nelle scuole cattoliche, stimando che tra il 1800 e il 1993 circa 150 mila bambini Inuit, Métis e Prime Nazioni, sono stati sottratti alle loro famiglie.
L’orrore non termina qui.
Recentemente è stata scoperta una fossa comune presso un istituto cattolico con i resti di 215 bambini, mentre in un’altra fossa comune, sempre adiacente ad un istituto cattolico, sono stati trovati i resti di 751 bambini.
La Commissione ha concluso che nelle scuole cattoliche siano stati trucidati 4100 bambini ma si stima che possano essere diecimila.
La rabbia è esplosa e nel 2021 sono state date alle fiamme quattro chiese cattoliche.
In questo quadro si inserisce la visita di Bergoglio alle popolazioni indigene del Canada.
Con la consueta modalità paternalistica di chi comunque si sente dio in terra, è andato a recitare la litania del perdono ma ha accuratamente omesso di riconoscere la responsabilità della Chiesa cattolica intesa come istituzione, come se il genocidio dei bambini indigeni fosse una responsabilità riconducibile alle solite mele marce.
Bergoglio, che comunque è bene ricordare, è un gesuita, ha calibrato ogni frase pronunciata e ha omesso ogni riferimento diretto agli stupri perpetrati sui bambini indigeni.
Le popolazioni indigene, ad onta dei giornalai nostrani appiattiti sullo zerbinaggio classico, lo hanno vivacemente contestato come pure una nota di protesta ufficiale è arrivata dal Governo di Ottawa, che ha ritenuto le scuse di Bergoglio banalmente insufficienti.
L’accusa più grave pronunciata contro Bergoglio, tuttavia, riguarda proprio la “Dottrina della scoperta”.
La questione non è secondaria: le Corti federali canadesi, nelle controversie sui diritti di proprietà, in passato hanno fatto riferimento proprio alla Dottrina della scoperta per negare agli indigeni di riappropriarsi di ciò che gli è stato predato in nome della cristianità.
Se da un lato il Vaticano sostiene che non c’è ragione di compiere un passo ufficiale verso l’abrogazione della “Dottrina della scoperta” perché prevalgono le leggi nazionali, tuttavia si guarda bene dal farlo perché creerebbe un presupposto per fare pressione sulle Corti federali in relazione ai diritti di proprietà originari delle popolazioni indigene.
Il Vaticano non ha nessuna intenzione di creare un presupposto favorevole alle vittime della sua storia coloniale collaterale alle monarchie cattoliche.
I cristiani europei hanno ucciso talmente tanti bambini in nome del loro dio, hanno compiuto genocidi inenarrabili, hanno depredato quelle popolazioni in nome della cristianità, e ora si chiede al Monarca vaticano di cancellare la copertura giuridica a quegli scempi.
Non lo faranno mai, e hanno optato per due scuse rabberciate davanti alle telecamere, che fanno pure audience.
Se è vero, come pare, che un testo del 1340 dà menzione delle terre inesplorate dopo la Groenlandia, la Chiesa cattolica già si preparava, attraverso le monarchie cattoliche come quella spagnola, a dare giustificazione dottrinaria alla predazione di quelle terre, che i marinai scandinavi medievali chiamavano Markland, e che sarebbero state chiamate, in seguito, Americhe.
Quando gli europei, dunque, decisero di depredare le Americhe, ebbero nella “Dottrina della Scoperta” la giustificazione religiosa alla sottomissione delle popolazioni indigene.
Del resto nessuno più della Chiesa Cattolica Apostolica Romana avrebbe potuto dare una giustificazione così raffinata alla pianificazione del genocidio.
Per secoli la “Dottrina della Scoperta” è stata la matrice del colonialismo, di cui i missionari sono stati interpreti gravemente responsabili, abilmente camuffati da benefattori verso popolazioni "in difficoltà", hanno fatto da apripista agli europei che per depredare hanno ucciso, stuprato, umiliato e sterminato le popolazioni indigene.
In Canada la “Dottrina della Scoperta” si è declinata con la creazione di istituti religiosi cattolici nei quali sono stati deportati bambini sottratti alle madri indigene, sono stati internati e sottoposti a torture, stupri e massacri, con lo scopo dichiarato di renderli cristiani.
Una Commissione governativa canadese nel 2015 ha esaminato la documentazione rinvenuta nelle scuole cattoliche, stimando che tra il 1800 e il 1993 circa 150 mila bambini Inuit, Métis e Prime Nazioni, sono stati sottratti alle loro famiglie.
L’orrore non termina qui.
Recentemente è stata scoperta una fossa comune presso un istituto cattolico con i resti di 215 bambini, mentre in un’altra fossa comune, sempre adiacente ad un istituto cattolico, sono stati trovati i resti di 751 bambini.
La Commissione ha concluso che nelle scuole cattoliche siano stati trucidati 4100 bambini ma si stima che possano essere diecimila.
La rabbia è esplosa e nel 2021 sono state date alle fiamme quattro chiese cattoliche.
In questo quadro si inserisce la visita di Bergoglio alle popolazioni indigene del Canada.
Con la consueta modalità paternalistica di chi comunque si sente dio in terra, è andato a recitare la litania del perdono ma ha accuratamente omesso di riconoscere la responsabilità della Chiesa cattolica intesa come istituzione, come se il genocidio dei bambini indigeni fosse una responsabilità riconducibile alle solite mele marce.
Bergoglio, che comunque è bene ricordare, è un gesuita, ha calibrato ogni frase pronunciata e ha omesso ogni riferimento diretto agli stupri perpetrati sui bambini indigeni.
Le popolazioni indigene, ad onta dei giornalai nostrani appiattiti sullo zerbinaggio classico, lo hanno vivacemente contestato come pure una nota di protesta ufficiale è arrivata dal Governo di Ottawa, che ha ritenuto le scuse di Bergoglio banalmente insufficienti.
L’accusa più grave pronunciata contro Bergoglio, tuttavia, riguarda proprio la “Dottrina della scoperta”.
La questione non è secondaria: le Corti federali canadesi, nelle controversie sui diritti di proprietà, in passato hanno fatto riferimento proprio alla Dottrina della scoperta per negare agli indigeni di riappropriarsi di ciò che gli è stato predato in nome della cristianità.
Se da un lato il Vaticano sostiene che non c’è ragione di compiere un passo ufficiale verso l’abrogazione della “Dottrina della scoperta” perché prevalgono le leggi nazionali, tuttavia si guarda bene dal farlo perché creerebbe un presupposto per fare pressione sulle Corti federali in relazione ai diritti di proprietà originari delle popolazioni indigene.
Il Vaticano non ha nessuna intenzione di creare un presupposto favorevole alle vittime della sua storia coloniale collaterale alle monarchie cattoliche.
I cristiani europei hanno ucciso talmente tanti bambini in nome del loro dio, hanno compiuto genocidi inenarrabili, hanno depredato quelle popolazioni in nome della cristianità, e ora si chiede al Monarca vaticano di cancellare la copertura giuridica a quegli scempi.
Non lo faranno mai, e hanno optato per due scuse rabberciate davanti alle telecamere, che fanno pure audience.