LO SCIOPERO E’ UN DIRITTO ANTIFASCISTA
20-07-2022 15:38 - Redazione DA
La Procura di Piacenza ha arrestato il coordinatore nazionale del sindacato SI Cobas e altri tre dirigenti dello stesso sindacato, oltre due dirigenti del sindacato USB, con accuse che hanno del grottesco: associazione per delinquere finalizzata ad ottenere migliori condizioni di lavoro rispetto a quelle previste dal contratto nazionale.
Quando Giambattista Vico teorizzava che la storia si ripete, non intendeva dire che si ripetono i medesimi fatti, quanto piuttosto che gli uomini sono sempre uguali e ripercorrono le stesse dinamiche, pur se si modificano le sovrastrutture e i contesti.
Per meglio interpretare i mandati d’arresto piacentini, occorre ripercorrere la storia del sindacato fascista, quando tra il 1925 e il 1926 il regime attuò la fascistizzazione in campo sindacale con la soppressione dei sindacati e delle associazioni di categoria antifasciste, e con la criminalizzazione dei diritti sindacali, vietando qualunque forma di sciopero.
L’obiettivo del regime era quello di negare qualsiasi forma di dialettica, neutralizzando la naturale contrapposizione degli interessi dei lavoratori rispetto a quelli dei datori di lavoro, in una dinamica di negazione del conflitto, nella convergenza associativa di lavoratori e imprenditori, orientando entrambi allo stesso obiettivo della produzione.
La fascistizzazione del mondo del lavoro si tradusse in una riduzione dei salari, in un aumento delle ore lavorative, in un complessivo deterioramento delle condizioni di lavoro, di tale gravità che furono in migliaia i lavoratori processati per “reati sindacali”.
Quello che durante il regime fascista aveva fatto il PNF, nell’ultimo decennio, con sfumature più consone allo stato attuale, lo ha fatto il PD.
Il PD è stato protagonista assoluto della precarizzazione, della compressione dei diritti sindacali, fino a fluidificare la pacifica convergenza di imprenditori e sindacati dei lavoratori in un unico patto di non belligeranza e di sostegno alle politiche liberiste del Governo di turno.
Per meglio garantire la repressione dei diritti sindacali, il PD, attraverso un suo Ministro, Minniti, con provvedimenti legislativi antisocialisti, noti come “decreti sicurezza”, aveva introdotto misure volte a reprimere qualunque forma di protesta, sia dei lavoratori che di altre categorie di persone in fragilità sociale.
Le politiche repressive introdotte dal PD, hanno avuto ulteriore espansione attraverso la Lega di Salvini, il quale ha semplicemente reso raccapricciante ciò che già era orrendo.
La spirale repressiva in atto è stata completamente ignorata dai tre sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, i quali ormai da anni, si genuflettono al potere governativo e chiamano “responsabilità” la vigliacca convergenza con le politiche delle associazioni industriali.
Gli unici sindacati che si oppongono alla fascistizzazione del mondo del lavoro, subiscono perquisizioni e arresti.
Occorre prendere atto che la vera confluenza tra mondo industriale, sindacati confederali e mondo politico, si è dipanata nella supremazia della regola di Sant’Agostino: “che gli schiavi siano soggetti ai loro padroni, e che li servano con animo leggero e con buona volontà, servendo non con fraudolento timore, ma con fedele affezione”.
Chi pensa che il corso dei secoli abbia mutato la concezione del lavoro, e che la religione cattolica non abbia la sua responsabilità nel generale atteggiamento di accettazione dello sfruttamento da parte della maggioranza del Paese, si illude.
Se la magistratura arresta dei sindacalisti perché hanno manifestato per ottenere condizioni di lavoro migliori, dobbiamo sapere innanzitutto che la matrice politica che ha determinato quelle qualificazioni penali è riconducibile al PD, perché è il PD che ha stravolto il piano normativo al fine di interpretare come crimine sindacale quello che fino a ieri era un diritto sindacale.
E tutto questo trova legittimazione etica nella religione di maggioranza.
Democrazia Atea esprime solidarietà ai sindacalisti arrestati, nell’auspicio che la forza sociale che si alimenta con le ingiustizie, è quella che farà da collante per le prevedibili contestazioni che si avranno ad autunno, quando sarà chiaro a tutti che questo Governo, sostenuto dal PD e dai sindacati confederali, non persegue la lotta di classe, quanto piuttosto l’alleanza delle classi, quella benedetta dal clero, per renderci tutti poveri e soprattutto schiavi devoti.
Quando Giambattista Vico teorizzava che la storia si ripete, non intendeva dire che si ripetono i medesimi fatti, quanto piuttosto che gli uomini sono sempre uguali e ripercorrono le stesse dinamiche, pur se si modificano le sovrastrutture e i contesti.
Per meglio interpretare i mandati d’arresto piacentini, occorre ripercorrere la storia del sindacato fascista, quando tra il 1925 e il 1926 il regime attuò la fascistizzazione in campo sindacale con la soppressione dei sindacati e delle associazioni di categoria antifasciste, e con la criminalizzazione dei diritti sindacali, vietando qualunque forma di sciopero.
L’obiettivo del regime era quello di negare qualsiasi forma di dialettica, neutralizzando la naturale contrapposizione degli interessi dei lavoratori rispetto a quelli dei datori di lavoro, in una dinamica di negazione del conflitto, nella convergenza associativa di lavoratori e imprenditori, orientando entrambi allo stesso obiettivo della produzione.
La fascistizzazione del mondo del lavoro si tradusse in una riduzione dei salari, in un aumento delle ore lavorative, in un complessivo deterioramento delle condizioni di lavoro, di tale gravità che furono in migliaia i lavoratori processati per “reati sindacali”.
Quello che durante il regime fascista aveva fatto il PNF, nell’ultimo decennio, con sfumature più consone allo stato attuale, lo ha fatto il PD.
Il PD è stato protagonista assoluto della precarizzazione, della compressione dei diritti sindacali, fino a fluidificare la pacifica convergenza di imprenditori e sindacati dei lavoratori in un unico patto di non belligeranza e di sostegno alle politiche liberiste del Governo di turno.
Per meglio garantire la repressione dei diritti sindacali, il PD, attraverso un suo Ministro, Minniti, con provvedimenti legislativi antisocialisti, noti come “decreti sicurezza”, aveva introdotto misure volte a reprimere qualunque forma di protesta, sia dei lavoratori che di altre categorie di persone in fragilità sociale.
Le politiche repressive introdotte dal PD, hanno avuto ulteriore espansione attraverso la Lega di Salvini, il quale ha semplicemente reso raccapricciante ciò che già era orrendo.
La spirale repressiva in atto è stata completamente ignorata dai tre sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, i quali ormai da anni, si genuflettono al potere governativo e chiamano “responsabilità” la vigliacca convergenza con le politiche delle associazioni industriali.
Gli unici sindacati che si oppongono alla fascistizzazione del mondo del lavoro, subiscono perquisizioni e arresti.
Occorre prendere atto che la vera confluenza tra mondo industriale, sindacati confederali e mondo politico, si è dipanata nella supremazia della regola di Sant’Agostino: “che gli schiavi siano soggetti ai loro padroni, e che li servano con animo leggero e con buona volontà, servendo non con fraudolento timore, ma con fedele affezione”.
Chi pensa che il corso dei secoli abbia mutato la concezione del lavoro, e che la religione cattolica non abbia la sua responsabilità nel generale atteggiamento di accettazione dello sfruttamento da parte della maggioranza del Paese, si illude.
Se la magistratura arresta dei sindacalisti perché hanno manifestato per ottenere condizioni di lavoro migliori, dobbiamo sapere innanzitutto che la matrice politica che ha determinato quelle qualificazioni penali è riconducibile al PD, perché è il PD che ha stravolto il piano normativo al fine di interpretare come crimine sindacale quello che fino a ieri era un diritto sindacale.
E tutto questo trova legittimazione etica nella religione di maggioranza.
Democrazia Atea esprime solidarietà ai sindacalisti arrestati, nell’auspicio che la forza sociale che si alimenta con le ingiustizie, è quella che farà da collante per le prevedibili contestazioni che si avranno ad autunno, quando sarà chiaro a tutti che questo Governo, sostenuto dal PD e dai sindacati confederali, non persegue la lotta di classe, quanto piuttosto l’alleanza delle classi, quella benedetta dal clero, per renderci tutti poveri e soprattutto schiavi devoti.