Leggere le parole di cordoglio per la morte di Bergoglio, il Capo di Stato di una monarchia feudale, di soli maschi, capitalista e misogina, da parte di esponenti di organizzazioni politiche che si professano comuniste, anticapitaliste, antimperialiste, la cosiddetta “sinistra radicale”, ha destato un senso di imbarazzo. Non c’è analisi politica che tenga per spiegare l’incoerenza di chi partecipa con le proprie bandiere alle manifestazioni femministe e poi omaggia la morte di un misogino, di chi esprime posizioni di sostegno alle politiche di uguaglianza per le persone LGTBQ e poi omaggia chi ha sostenuto che c’è troppa “frociaggine”, di chi sostiene il diritto all’autodeterminazione femminile e poi omaggia chi chiama assassine le donne che si autodeterminano, di chi fa dell’anticapitalismo una fede e poi omaggia la morte di uno dei più potenti capitalisti del pianeta. Omaggiare un Capo di Stato significa aderire all’intera sua azione politica. I fascisti, ad esempio, per omaggiare Mussolini agli occhi degli antifascisti, li invitano a valutare singolarmente alcune azioni tralasciandone altre, con la ormai famosa locuzione “…ha fatto anche cose buone” nel banale tentativo di riabilitarne l’azione complessiva. Gli esponenti della cosiddetta sinistra radicale stanno compiendo con Bergoglio la stessa operazione “ha detto anche cose buone” ma non funziona. Prendiamo ad esempio le parole pronunciate da Bergoglio sul genocidio di Gaza. Quando il Vaticano vuole condizionare la politica internazionale, sa muovere le sue pedine, allerta tutte le Nunziature Apostoliche, che corrispondono alle loro Ambasciate, e opera dietro le quinte per influenzare i governi stranieri indirizzandone l’azione politica verso obiettivi specifici, come fanno del resto tutti i Paesi del pianeta. Ma senza spingersi troppo oltre, quando il Vaticano vuole condizionare l’azione del Governo italiano, attraverso i vescovi e i cardinali “sollecita” Ministri, Deputati e Senatori “fedeli” semplicemente con una telefonata. Bergoglio si è limitato a pronunciare qualche frase di rito, qualche indicazione “evangelica” al pari di un parroco di campagna nell’omelia domenicale, ma non risulta che abbia dato indicazioni concrete ai “suoi” parlamentari e ministri perché lo avremmo saputo, come è sempre accaduto in passato. Quando si doveva approvare il ddl Zan sui diritti LGBT, dal Vaticano partirono invettive formali, furono attivati i canali diplomatici e fu chiesto formalmente di ritirare il decreto. Bergoglio non ha attivato i canali diplomatici per impedire il riarmo italiano, non ha attivato i canali diplomatici perché il Governo italiano inviasse aiuti umanitari verso i palestinesi, non ha attivato canali diplomatici per impedire la vendita di armi italiane ad Israele. E allora parlare di pace quando si ha il potere di agire e non si agisce, è come dare, di fatto, legittimazione alla guerra facendo finta di non essere d’accordo, perché si sa che i cattolici da duemila anni fanno il contrario di ciò che dicono. Tornando ai partiti della cosiddetta sinistra radicale, ogni volta che hanno invocato Bergoglio hanno delegittimato ideologicamente sé stessi, ogni volta che hanno richiamato i suoi messaggi hanno delegittimato la propria azione politica ponendosi in subordinazione ideologica teocratica. La genuflessione non si spiega soltanto con una sistemica incoerenza, quanto piuttosto con la necessità politica di abbracciare le masse “cattolichedemocristiane” dopo aver perso i consensi elettorali di un tempo, indifferenti al fatto che quelle masse non sono nemmeno “borghesi” ma “imborghesite-perché-consumisticamente-proletarizzate” e dunque sono di destra. Dovrebbero ammettere, a questo punto, che il conservatorismo reazionario è diventato ufficialmente e formalmente anche la loro cifra politica, allora potrebbero essere politicamente giustificati. Altrimenti resteranno affogati nella loro contraddizione che da imbarazzante diventa ridicola perché Democrazia non è, né mai sarà teocrazia.