NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE
13-03-2024 20:37 - Redazione DA
Chi segue da vicino le vicende economico-finanziarie del Vaticano e di tutte le attività ad esso collegate non può stupirsi davanti all'ennesima indagine della Magistratura, in questo caso la procura di Sassari con l'accusa di riciclaggio e peculato.
Due milioni di euro provenienti dall'8x1000 e destinati alla diocesi di Ozieri che sono finiti nei conti correnti della cooperativa sociale Spes di cui è responsabile il fratello del cardinale. La Spes è una cooperativa onlus della quale la Caritas e la Diocesi di Ozieri si servono per “perseguire gli scopi di solidarietà e carità in favore e supporto di singoli, famiglie e, in generale, persone della diocesi",
Una indagine che finirà a “tarallucci e vino” come tante altre, visto che i Patti Lateranensi consentono al Vaticano di non dover rendere conto della destinazione dei soldi pubblici che incamera.
L'avvocato della difesa ha subito precisato "Nessuna distrazione di denaro è mai avvenuta per scopi privati". Non sia mai, lo sappiamo benissimo che gli scopi sono sempre gli stessi: arricchire il patrimonio di una monarchia che già vanta ricchezze incalcolabili.
Non basta ingannare il consumatore con spot pubblicitari che lasciano credere che donare l'8x1000 alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana significhi aiutare chi è in difficoltà, quando dai bilanci vaticani risulta che solo una piccolissima percentuale ha queste finalità e la fetta grossa invece viene utilizzata per altri scopi meno nobili, no, si devono massimizzare sempre di più i profitti, perché l'8x1000 è un profitto.
Non ha importanza chi sono gli attori di questa nuova farsa, non fa differenza se sono implicati il vescovo di Ozieri piuttosto che il fratello del cardinale Becciu e se quest'ultimo era a conoscenza o meno della truffa; quello che importa è che ancora una volta in una indagine giudiziaria, viene constatata la presenza della Caritas, uno dei tentacoli economici di Vaticano Spa.
Democrazia Atea da anni segue le vicende della Caritas, una vera e propria azienda "double face", all'apparenza si mostra come una associazione con propositi caritatevoli, ma in sostanza è una azienda commerciale con finalità legate naturalmente al profitto.
La Caritas svolge una azione che si articola nello sfruttamento del principio di sussidiarietà al fine di massimizzare i profitti.
Lo dimostrano i suoi rendiconti (2017 -2018): un'associazione no-profit (?) che ha investito in titoli utili pari a 10 milioni di euro!
Le cronache hanno visto spesso la Caritas protagonista di vicende giudiziarie che spaziano dall'abuso sessuale alle frodi e truffe a danno dei migranti e dello Stato.
Nel 2016 la Caritas fu travolta dallo scandalo a Cagliari dove vestiti usati recuperati per finalità assistenziali venivano in realtà venduti nei mercatini italiani ed esteri.
Emblematiche le parole del PM Guido Pani in merito alla vicenda: "business e non solidarietà".
La ricostruzione della Procura evidenziò un vero e proprio tradimento del meccanismo di solidarietà.
La Caritas di Albenga fu invece protagonista di una vicenda giudiziaria con capi di imputazione che andavano dall'appropriazione indebita aggravata e continuata, alla malversazione ai danni dello Stato e truffa; i fatti di Albenga vennero a galla solo dopo che l'ex direttore decise di rivolgersi alla magistratura italiana quando ormai non era più possibile contenere il marcio; si aggiunga che nei tre anni in cui era stato alla guida dell'ente, ogni volta che aveva scoperto gli illeciti, ne aveva riferito solamente al vescovo.
Il direttore della Caritas di Trapani Don Sergio Librizzi invece fu arrestato nel 2014 per appropriazione di fondi destinato agli immigrati, oltre che per violenza sessuale, aveva l'abitudine di esigere rapporti sessuali ai richiedenti asilo in cambio di permessi di soggiorno.
Nel 2018 una rete di Onlus in Toscana fu implicata nella frode sulle forniture pubbliche destinate ai centri di accoglienza straordinaria - i CAS – e anche in questa vicenda ci fu il coinvolgimento di un rappresentante della Caritas di Prato.
Le indagini giudiziarie narrano di milioni sottratti ai fondi destinati all'assistenza ai più bisognosi ma costituiscono solo una esigua parte rispetto alla incalcolabile quantità di denaro che non viene nemmeno interamente contabilizzata.
Nell'immaginario collettivo invece la Caritas è simbolo di carità, di assistenza e di amore verso il prossimo; la conseguenza di decenni di condizionamento che la CCAR ha attuato grazie alla collaborazione dello Stato italiano letteralmente genuflesso al Vaticano
Due milioni di euro provenienti dall'8x1000 e destinati alla diocesi di Ozieri che sono finiti nei conti correnti della cooperativa sociale Spes di cui è responsabile il fratello del cardinale. La Spes è una cooperativa onlus della quale la Caritas e la Diocesi di Ozieri si servono per “perseguire gli scopi di solidarietà e carità in favore e supporto di singoli, famiglie e, in generale, persone della diocesi",
Una indagine che finirà a “tarallucci e vino” come tante altre, visto che i Patti Lateranensi consentono al Vaticano di non dover rendere conto della destinazione dei soldi pubblici che incamera.
L'avvocato della difesa ha subito precisato "Nessuna distrazione di denaro è mai avvenuta per scopi privati". Non sia mai, lo sappiamo benissimo che gli scopi sono sempre gli stessi: arricchire il patrimonio di una monarchia che già vanta ricchezze incalcolabili.
Non basta ingannare il consumatore con spot pubblicitari che lasciano credere che donare l'8x1000 alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana significhi aiutare chi è in difficoltà, quando dai bilanci vaticani risulta che solo una piccolissima percentuale ha queste finalità e la fetta grossa invece viene utilizzata per altri scopi meno nobili, no, si devono massimizzare sempre di più i profitti, perché l'8x1000 è un profitto.
Non ha importanza chi sono gli attori di questa nuova farsa, non fa differenza se sono implicati il vescovo di Ozieri piuttosto che il fratello del cardinale Becciu e se quest'ultimo era a conoscenza o meno della truffa; quello che importa è che ancora una volta in una indagine giudiziaria, viene constatata la presenza della Caritas, uno dei tentacoli economici di Vaticano Spa.
Democrazia Atea da anni segue le vicende della Caritas, una vera e propria azienda "double face", all'apparenza si mostra come una associazione con propositi caritatevoli, ma in sostanza è una azienda commerciale con finalità legate naturalmente al profitto.
La Caritas svolge una azione che si articola nello sfruttamento del principio di sussidiarietà al fine di massimizzare i profitti.
Lo dimostrano i suoi rendiconti (2017 -2018): un'associazione no-profit (?) che ha investito in titoli utili pari a 10 milioni di euro!
Le cronache hanno visto spesso la Caritas protagonista di vicende giudiziarie che spaziano dall'abuso sessuale alle frodi e truffe a danno dei migranti e dello Stato.
Nel 2016 la Caritas fu travolta dallo scandalo a Cagliari dove vestiti usati recuperati per finalità assistenziali venivano in realtà venduti nei mercatini italiani ed esteri.
Emblematiche le parole del PM Guido Pani in merito alla vicenda: "business e non solidarietà".
La ricostruzione della Procura evidenziò un vero e proprio tradimento del meccanismo di solidarietà.
La Caritas di Albenga fu invece protagonista di una vicenda giudiziaria con capi di imputazione che andavano dall'appropriazione indebita aggravata e continuata, alla malversazione ai danni dello Stato e truffa; i fatti di Albenga vennero a galla solo dopo che l'ex direttore decise di rivolgersi alla magistratura italiana quando ormai non era più possibile contenere il marcio; si aggiunga che nei tre anni in cui era stato alla guida dell'ente, ogni volta che aveva scoperto gli illeciti, ne aveva riferito solamente al vescovo.
Il direttore della Caritas di Trapani Don Sergio Librizzi invece fu arrestato nel 2014 per appropriazione di fondi destinato agli immigrati, oltre che per violenza sessuale, aveva l'abitudine di esigere rapporti sessuali ai richiedenti asilo in cambio di permessi di soggiorno.
Nel 2018 una rete di Onlus in Toscana fu implicata nella frode sulle forniture pubbliche destinate ai centri di accoglienza straordinaria - i CAS – e anche in questa vicenda ci fu il coinvolgimento di un rappresentante della Caritas di Prato.
Le indagini giudiziarie narrano di milioni sottratti ai fondi destinati all'assistenza ai più bisognosi ma costituiscono solo una esigua parte rispetto alla incalcolabile quantità di denaro che non viene nemmeno interamente contabilizzata.
Nell'immaginario collettivo invece la Caritas è simbolo di carità, di assistenza e di amore verso il prossimo; la conseguenza di decenni di condizionamento che la CCAR ha attuato grazie alla collaborazione dello Stato italiano letteralmente genuflesso al Vaticano