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SAN MARIO DELLE BANCHE

16-07-2022 21:55 - Carla Corsetti
San Mario delle Banche aveva intrapreso una partita a scacchi contro il popolo italiano e continua ad incassare una mossa vincente dietro l'altra, nella imbarazzante altalena dei partiti-servi e dei sindacati-servi i quali alzano la posta del sostegno per ottenere maggiori poteri nella spartizione delle briciole.
San Mario delle Banche ha finanche recitato la sceneggiata del manovratore-salvatore-della-patria a cui il Parlamento avrebbe intralciato le "abili" manovre messe in atto.
Sotto un profilo squisitamente istituzionale, è grave che il capo dell'esecutivo mostri insofferenza davanti al Parlamento che, a rigore di architettura costituzionale, gli conferisce fiducia e potere, e può dunque togliergli fiducia e potere.
Ogni crisi di governo dovrebbe essere interpretata come un rigurgito di democrazia ma viene dipinta con insofferenza.
Sotto un piano esclusivamente politico, questa crisi non ha nulla a che vedere con la condizione di povertà degli italiani, con il collasso dello stato sociale, con lo sgretolamento della sanità e infine con le condizioni preoccupanti di milioni di lavoratori.
Niente di tutto questo, la crisi è un riposizionamento di pedine sullo scacchiere di chi non sa che farsene dei contrappesi istituzionali, svuotati di senso e di funzione.
Il Parlamento un tempo era il cuore del potere legislativo, e Draghi ha confermato che deve essere definitivamente il cuore del potere lobbystico, e che la sovranità popolare è un residuato per nostalgici.
È bastato che un partito-servo osasse chiedere al padrone un paio di provvedimenti non pianificati direttamente da San Mario delle Banche, che venisse a galla tutto il guano degli altri partiti-servi che si erano apparecchiati al banchetto, ora tutti tremanti perché il loro padrone ha minacciato di sparecchiargli la tavola imbandita.
Deputati e senatori pensavano di essere attori nel Parlamento e invece sono comparse in una assemblea di azionisti.
I ministri pensavano di essere attori nel Governo, e invece sono comparse in un patetico consiglio di amministrazione.
Pensavano di determinare la politica nazionale, ma sono guitti che recitano la pantomima di una finta democrazia.
Questa crisi non risolverà la decadenza del Paese, la povertà delle persone, non risolverà l'indebitamento nel quale ci stanno trascinando, non risolverà la sudditanza dalla monarchia extracomunitaria confinante, che in questa crisi ha richiamato tutti i partiti-servi ai ranghi.
Questa crisi di governo è una finta.
Tutti si riaccucceranno come cagnolini ubbidienti ai suoi ordini, privi di credibilità, perché per l'ennesima volta avranno bruciato la possibilità di riaffermare il potere parlamentare sul potere governativo, e San Mario delle Banche ancora una volta incasserà l'ennesima neutralizzazione del controllo dell’esecutivo da parte del Parlamento.
È la fine della democrazia, e la chiamano PNRR.
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