SINDACI IN CONFUSIONE
22-11-2024 10:25 - Carla Corsetti
Un matrimonio può essere celebrato da chiunque, basta non avere rapporti di parentela con i nubendi ed essere in possesso degli stessi requisiti che occorrono per diventare consigliere comunale.
Questo è quello che si richiede a chiunque.
Un sindaco è ufficiale dello stato civile ed è lui che delega assessori, consiglieri e cittadini per consentirgli di celebrare matrimoni.
Il matrimonio civile ha avuto larga diffusione negli ultimi 50 anni, sostituendosi progressivamente al matrimonio religioso, confermando la inarrestabile secolarizzazione della società.
Ma a fronte della secolarizzazione della società, si è verificato un fenomeno curioso: ad un certo punto alcuni sindaci, in evidente confusione, si sono sentiti non più ufficiali dello stato civile, ma interpreti della religione professata, come se, nella celebrazione dei matrimoni dovessero sostituirsi ai preti.
Invece di essere obbedienti alle leggi dello Stato, che con un giuramento si sono impegnati ad osservare nell’esercizio della loro funzione, hanno pensato che gli fosse consentito di far prevalere le limitazioni e le ossessioni determinate dalle credenze della setta di appartenenza.
Accade, ad esempio, a Cinisello Balsamo che il sindaco dichiari che non celebrerà le unioni civili tra persone dello stesso sesso: "La mia personale posizione è nota e riguarda profonde convinzioni, morali e religiose prima ancora che politiche, in quanto tali non strumentalizzabili, e mi consente di avvalermi della facoltà di non celebrare direttamente le unioni".
Questa affermazione merita un approfondimento.
In sintesi il sindaco ha affermato di essere prima un soggetto condizionato dalla propria religione e poi, quel poco che gli avanza, lo dedica alla politica, ed ha aggiunto che farà valere prioritariamente le credenze della sua setta e poi le leggi della Repubblica italiana.
La religione non viene invocata quando, ad esempio, si predispongono delibere sulla raccolta differenziata dei rifiuti, o quando si approvano progetti per il rifacimento dei collettori per le fogne, ma viene invocata quando i sindaci, per una curiosa bizzarria, pensano per un istante di doversi sostituire a quegli stessi officianti clericali che le spinte secolariste stanno relegando ad un tempo passato.
Questa genia di sindaci pare non sappia, ad esempio, che i sindaci non hanno la facoltà di rifiutare un atto dovuto, ma hanno semmai la mera discrezionalità di delegarlo.
Questi sindaci pare che non sappiano, ad esempio, che il rifiuto degli atti del proprio ufficio non solo non è contemplato nel nostro ordinamento come ipotesi di obiezione di coscienza, ma, al contrario, il rifiuto è regolamentato dal codice penale per il quale i mesi non sono mariani e le ammende non sono preghiere di espiazione.
Questo è quello che si richiede a chiunque.
Un sindaco è ufficiale dello stato civile ed è lui che delega assessori, consiglieri e cittadini per consentirgli di celebrare matrimoni.
Il matrimonio civile ha avuto larga diffusione negli ultimi 50 anni, sostituendosi progressivamente al matrimonio religioso, confermando la inarrestabile secolarizzazione della società.
Ma a fronte della secolarizzazione della società, si è verificato un fenomeno curioso: ad un certo punto alcuni sindaci, in evidente confusione, si sono sentiti non più ufficiali dello stato civile, ma interpreti della religione professata, come se, nella celebrazione dei matrimoni dovessero sostituirsi ai preti.
Invece di essere obbedienti alle leggi dello Stato, che con un giuramento si sono impegnati ad osservare nell’esercizio della loro funzione, hanno pensato che gli fosse consentito di far prevalere le limitazioni e le ossessioni determinate dalle credenze della setta di appartenenza.
Accade, ad esempio, a Cinisello Balsamo che il sindaco dichiari che non celebrerà le unioni civili tra persone dello stesso sesso: "La mia personale posizione è nota e riguarda profonde convinzioni, morali e religiose prima ancora che politiche, in quanto tali non strumentalizzabili, e mi consente di avvalermi della facoltà di non celebrare direttamente le unioni".
Questa affermazione merita un approfondimento.
In sintesi il sindaco ha affermato di essere prima un soggetto condizionato dalla propria religione e poi, quel poco che gli avanza, lo dedica alla politica, ed ha aggiunto che farà valere prioritariamente le credenze della sua setta e poi le leggi della Repubblica italiana.
La religione non viene invocata quando, ad esempio, si predispongono delibere sulla raccolta differenziata dei rifiuti, o quando si approvano progetti per il rifacimento dei collettori per le fogne, ma viene invocata quando i sindaci, per una curiosa bizzarria, pensano per un istante di doversi sostituire a quegli stessi officianti clericali che le spinte secolariste stanno relegando ad un tempo passato.
Questa genia di sindaci pare non sappia, ad esempio, che i sindaci non hanno la facoltà di rifiutare un atto dovuto, ma hanno semmai la mera discrezionalità di delegarlo.
Questi sindaci pare che non sappiano, ad esempio, che il rifiuto degli atti del proprio ufficio non solo non è contemplato nel nostro ordinamento come ipotesi di obiezione di coscienza, ma, al contrario, il rifiuto è regolamentato dal codice penale per il quale i mesi non sono mariani e le ammende non sono preghiere di espiazione.