UN METRO DUE MISURE
27-11-2022 22:15 - Redazione DA
Don Spagnesi i soldi dello Stato a lui erogati per la gestione dei migranti, li utilizzava organizzando lo spaccio internazionale di stupefacenti, e i migranti africani li coinvolgeva anche in orge durante le quali usava la droga dello stupro.
Don Zanotti i soldi dello Stato a lui erogati per la gestione dei migranti li usava in attività imprenditoriali che la Procura ha qualificato come riciclaggio, associazione a delinquere, sfruttamento del lavoro nero; i soldi ovviamente finivano nelle sue tasche; non si faceva mancare rapporti sessuali con minori migranti che “pagava” con i soldi pubblici.
Don Scordio i soldi dello Stato a lui erogati per la gestione dei migranti li usava per acquistare case, macchine e barche e la Procura gliele ha sequestrate.
Don Visconti i soldi dello Stato a lui erogati per la gestione dei migranti li rendicontava gonfiandoli come mongolfiere perché tanto, secondo lui, non se ne sarebbe accorto nessuno, e lo sfruttamento del lavoro nero, l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, insieme alla turbativa d’asta, sono stati messi tutti nel medagliere della sua tonaca.
Don Federico, finito in un’inchiesta per truffa sulla gestione dei migranti, ha negato e ha ricevuto unanime solidarietà dal mondo chiesastico, ovviamente.
Don Larizza, che dichiarava di odiare i migranti e celebrava messa per Mussolini, quando ha capito che ci avrebbe guadagnato, si è aggiudicato un appalto per gestirli accaparrandosi un milione e duecentomila euro.
Un prete di Grosseto era riuscito ad aggiudicarsi indebitamente appalti per accogliere e gestire migranti, facendo sparire seicentomila euro fingendo di accoglierli, ma la Procura se ne è accorta.
Don Bazzoni invece con i soldi dello Stato a lui erogati per accogliere i migranti, ha comprato due case e un negozio, e la Procura ha qualificato questi investimenti come appropriazione indebita.
L’elenco dei preti che la Magistratura ha attenzionato è ancora più lungo, e chissà quanti sono i preti non ancora scoperti.
Una delle pillole di verità emerse nel processo “Mafia Capitale”, l’ha pronunciata Buzzi, il braccio destro di Carminati, quando ha detto “Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”.
La Chiesa cattolica ha fiutato l’affare per prima e la gestione dei soldi affidata da Salvini alle Prefetture, ha chiuso il cerchio.
Una telefonata del Vescovo sblocca i fondi alle organizzazioni cattoliche mentre le organizzazioni civili restano in attesa dei finanziamenti per anni, e questo rende le organizzazioni cattoliche più performanti nell’imprenditoria della gestione dei migranti.
Le maglie larghe di una gestione “discrezionale” si sono trasformate in truffe permanenti.
La moglie di Soumahoro ha fatto quello che centinaia di preti fanno ormai da anni in regime di monopolio.
Nessuna giustificazione per nessuno, ma è curioso che di lei si continuerà a parlare negli anni a venire, come è giusto che sia, mentre le decine e decine di truffe di matrice religiosa messe in atto dai preti cattolici sono state già “perdonate” dall’opinione pubblica.
E questa rimozione è inqualificabile. Mostra meno
Don Zanotti i soldi dello Stato a lui erogati per la gestione dei migranti li usava in attività imprenditoriali che la Procura ha qualificato come riciclaggio, associazione a delinquere, sfruttamento del lavoro nero; i soldi ovviamente finivano nelle sue tasche; non si faceva mancare rapporti sessuali con minori migranti che “pagava” con i soldi pubblici.
Don Scordio i soldi dello Stato a lui erogati per la gestione dei migranti li usava per acquistare case, macchine e barche e la Procura gliele ha sequestrate.
Don Visconti i soldi dello Stato a lui erogati per la gestione dei migranti li rendicontava gonfiandoli come mongolfiere perché tanto, secondo lui, non se ne sarebbe accorto nessuno, e lo sfruttamento del lavoro nero, l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, insieme alla turbativa d’asta, sono stati messi tutti nel medagliere della sua tonaca.
Don Federico, finito in un’inchiesta per truffa sulla gestione dei migranti, ha negato e ha ricevuto unanime solidarietà dal mondo chiesastico, ovviamente.
Don Larizza, che dichiarava di odiare i migranti e celebrava messa per Mussolini, quando ha capito che ci avrebbe guadagnato, si è aggiudicato un appalto per gestirli accaparrandosi un milione e duecentomila euro.
Un prete di Grosseto era riuscito ad aggiudicarsi indebitamente appalti per accogliere e gestire migranti, facendo sparire seicentomila euro fingendo di accoglierli, ma la Procura se ne è accorta.
Don Bazzoni invece con i soldi dello Stato a lui erogati per accogliere i migranti, ha comprato due case e un negozio, e la Procura ha qualificato questi investimenti come appropriazione indebita.
L’elenco dei preti che la Magistratura ha attenzionato è ancora più lungo, e chissà quanti sono i preti non ancora scoperti.
Una delle pillole di verità emerse nel processo “Mafia Capitale”, l’ha pronunciata Buzzi, il braccio destro di Carminati, quando ha detto “Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”.
La Chiesa cattolica ha fiutato l’affare per prima e la gestione dei soldi affidata da Salvini alle Prefetture, ha chiuso il cerchio.
Una telefonata del Vescovo sblocca i fondi alle organizzazioni cattoliche mentre le organizzazioni civili restano in attesa dei finanziamenti per anni, e questo rende le organizzazioni cattoliche più performanti nell’imprenditoria della gestione dei migranti.
Le maglie larghe di una gestione “discrezionale” si sono trasformate in truffe permanenti.
La moglie di Soumahoro ha fatto quello che centinaia di preti fanno ormai da anni in regime di monopolio.
Nessuna giustificazione per nessuno, ma è curioso che di lei si continuerà a parlare negli anni a venire, come è giusto che sia, mentre le decine e decine di truffe di matrice religiosa messe in atto dai preti cattolici sono state già “perdonate” dall’opinione pubblica.
E questa rimozione è inqualificabile. Mostra meno