Cattocomunisti pavloviani
30-01-2019 22:22 - Redazione DA
Ci risiamo, Bergoglio dice due frasette tanto apparentemente insulse quanto contraddittorie, ad uso e consumo dei poveri di spirito, e i cattocomunisti abboccano come pesci all’amo.
La frase che ha mandato in visibilio i cattocomunisti è stata questa: «Dove c'è Vangelo c'è rivoluzione. Il Vangelo non lascia quieti, ci spinge: è rivoluzionario».
Un po' di etologia non guasta.
Il riflesso pavloviano è una reazione prodotta nell'animale in cattività da un elemento esterno, che l'animale si abitua ad associare ad un preciso stimolo.
Funziona anche con gli umani i quali, se gli pronunci alcune parole chiave, sbavano.
Un tronista, ad esempio, sbava se gli pronunci le parole “uomini e donne” o “amici”.
Un cattocomunista sbava se un prete gli pronuncia la parola “rivoluzione”.
I cattocomunisti negano a loro stessi la forza propulsiva interna per essere rivoluzionari, e devono ricercarla all’esterno e al di fuori della loro sfera di azione.
Sicché quando leggono la parola “rivoluzione” sui biglietti con i quali si incartano i cioccolatini o i biscotti, o quando la pronuncia il monarca maschio dello stato vaticano, ai cattocomunisti gli scatta il riflesso pavloviano dell’eccitazione, condizionato dalla cattività dei loro recinti mentali.
È pacifico che ripetere litanie anestetizzanti ogni domenica serve ad ammansire gli animi, ma siccome una idea di rivoluzione, intesa come sovvertimento dell’ordine costituito, i cattocomunisti ammansiti comunque la ambiscono, non saranno mai capaci di attuarla, perché sono ben lieti di lasciarsi neutralizzare dalle loro stesse ritualità.
Le parole sulla rivoluzione pronunciate da un monarca che perpetua la sua monarchia da millenni, identica a se stessa, una monarchia nella quale alcune frange di sudditi negano finanche la rivoluzione intesa come moto astronomico della terra, sono l’alibi perfetto per chi non solo non modificherà mai l’ordine costituito, ma l’unico cambiamento sociale al quale potrà aderire, sarà la moda.
Quanto al Vangelo, che siano i poveri di spirito a credere che possa essere interpretato come strumento di rivoluzione, è comprensibile, ma che in questa nullità ci si tuffino anche esponenti politici, offende l’intelligenza.
Il Vangelo è un testo pieno di nefandezze e alcuni passaggi ne sono la sintesi esplicativa:
“Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore.” Colossesi 3,18 (di san Paolo)
“La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione.” Timoteo 2,11
“Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.” Corinzi 14, 34 (di san Paolo)
“E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna,
ma la donna per l'uomo.” Corinzi 11,8
Basterebbe questo per vietarne qualsiasi riferimento come testo accettabile in un consesso di persone libere, ma i cattocomunisti sono pronti a rinnegare anche il loro ateismo, pur di avere uno strapuntino di aggancio col potere clericale.
Poveretti.
Bergoglio, dal canto suo, ha una preoccupazione costante verso gli atei e non si capacita della loro coerenza razionale, e cerca di screditarli qualificandoli come la categoria umana peggiore.
A ben vedere, indipendentemente dalla favolistica di cui è massimo esponente, un protettore di pedofili non è proprio in cima alla graduatoria della stima, ma questa è un’altra storia.
“Quante volte vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in chiesa: vivi così, come fossi ateo. Ma se tu vai in chiesa, vivi come figlio, come fratello e dà una vera testimonianza, non una contro-testimonianza».
Il cattolicesimo è la religione degli ipocriti per eccellenza e lui che ne è il massimo rappresentante, ha cercato artatamente di negare l’evidenza, ad uso e consumo degli ottusi.
Le strutture ideologiche del cattolicesimo si muovono sui binari della incoerenza posto che i comportamenti privati non corrispondono mai ai comportamenti pubblici, e meno che mai alle contraddizioni politiche.
I cattolici, nella loro strutturale incoerenza, ad esempio, riconoscono la loro guida morale nella casta sacerdotale composta prevalentemente da omosessuali i quali condannano in pubblico la omosessualità e costituiscono in privato una lobby gay, tanto per fare un esempio.
Il Family day, una manifestazione cattolica in difesa del modello famigliare cattolico eterosessuale e indivisibile, è pieno di divorziati e divorziate.
La condanna dell’aborto parte dalle donne che abortiscono in privato e a pagamento.
Il cattolicesimo è ipocrita per definizione e Bergoglio, che ne è consapevole, cerca di costruire il mito della coerenza cattolica, e siccome l’imbecillità si nutre della superficialità, eccoli tutti in fila a rendere omaggio alla banalità.
Ma peggiore della ipocrisia, nel messaggio di Bergoglio c’è la violenza di un pensiero che nel momento in cui rimarca differenze, acuisce nelle masse le spinte alla discriminazione.
Bergoglio vuole far credere che ci sono categorie di persone peggiori e categorie di persone migliori, e che gli individui sono differenti a seconda delle ideologie seguite, e non dei comportamenti personali posti in essere.
Spingere le masse a credere che ci siano categorie migliori o peggiori significa indurli a porsi tra i migliori e a legittimare la discriminazione verso chi è portatore di un pensiero differente.
E’ questa la violenza inqualificabile di Bergoglio.