UN DIRITTO NEGATO AI DIVERSAMENTE ABILI
05-09-2020 13:45 - Ciro Verrati
La sottomissione allo Stato Vaticano ci tiene ancora oggi ancorati al medioevo frenando qualsiasi iniziativa che miri ad elevare socialmente e culturalmente un paese, l’Italia, che sulla carta è uno stato democratico ma che in sostanza è uno stato teocratico, asservito al potere clericale, fedele a quel bagaglio di valori cristiano-cattolici che il cristianesimo ha divulgato per millenni.
Un caro prezzo che paghiamo per la nostra indifferenza all'ingerenza quotidiana che in ogni ambito la C.C.A.R. esercita nei nostri confronti con la connivenza dei governi che in questi decenni si sono passati il testimone.
Uno degli argomenti tabù di cui non si parla mai è il mancato riconoscimento del diritto per i disabili di vivere un’esistenza uguale a quella di tutti noi, una vita normale che comprenda anche una attività sessuale; un diritto negato e confinato ai margini della civiltà, che costringe i diversamente abili a vivere una condizione di discriminazione che affonda le radici, appunto, nelle forti limitazioni etico - religiose imposte da una politica devota allo stato vaticano.
“La salute sessuale è l’integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettuali e sociali dell’essere sessuato, allo scopo di pervenire ad un arricchimento della personalità umana e della comunicazione dell’essere”. Non lo dico io ma lo ha stabilito l‘OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2010.
Dal 2014 è nascosta in un cassetto una proposta presentata in Senato con la quale si chiede una legge per istituire e tutelare la figura dell’assistente sessuale per diversamente abili. Una figura professionale già presente in Svizzera, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Austria.
Il disegno di legge si compone di un unico articolo che al comma 1 prevede l’istituzione presso ogni Regione di un elenco di assistenti per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone con disabilità mentre al comma 2 definisce i requisiti necessari per essere inseriti nell'elenco suddetto.
Democrazia Atea, forse, è l’unico partito che ha inserito nel suo programma un articolo specifico sull'argomento e che sostiene apertamente il riconoscimento di questo diritto e la battaglia intrapresa da Max Ulivieri nel lontano 2013.