Vincere facile
11-05-2019 18:17 - Redazione DA
Matteo Salvini non brilla per estetica del linguaggio, povero e scarno nel suo aspetto semantico.
Non brilla nemmeno per elaborazione concettuale, tanto che sembra rivolgersi perennemente a ragazzi delle scuole medie ripetenti.
Mostra di saper interpretare la bassezza degli istinti umani che trasforma in obiettivi politici, e più sono infimi e rivoltanti e più intercetta il consenso.
Matteo Salvini è perfetto per indurre le persone a demolire i freni inibitori e a ritenersi protetti nell'ignavia. È perfetto nell'interpretare il bisogno delle classi più in difficoltà per colpa dell'austerity, di sentirsi comprese, di sentirsi autorizzate ad essere idealmente carnefici per non sentirsi, almeno per un po', vittime.
La pochezza politica di Salvini e le sue performance ridicole appaiono più che idonee per far sembrare che il limite del crimine possa essere superato per sfizio, non per necessità, e tutto sfuma in una bolla dove regna l'inconsistenza.
Matteo Salvini, sul terreno del consenso, continuerà a vincere facile, e il giornalismo compiacente si sta prestando a questo squallido gioco nel quale c’è un’unica vincitrice, che non ha bisogno di consensi, ovvero la politica economica che ci è stata imposta dalla Troika.
Matteo Salvini sarebbe più spendibile in un talk show come “tronista”, ma nella fase più grave dello smantellamento delle tutele sociali, in un disequilibrio ottocentesco tra capitale e lavoro, diventa, nostro malgrado, il protagonista della scena politica e istituzionale italiana.
“L’operazione Matteo” si risolve in un consenso gonfiato senza meriti. Il dato più deprimente sta nell'osservare la popolazione che si identifica con la sua mediocrità, nella incapacità di elaborare qualcosa di diverso da un protagonismo da gossip, drammaticamente inutile e irreversibilmente deleterio, e come tale destinato, prima o poi, a scomparire e a essere surclassato da una nuova cialtroneria. Il dubbio resta solo su quanto tempo ancora ci vorrà.