LAICITA’ E FEMMINISMO, QUESTA L’EREDITA’ DI LIDIA MENAPACE
08-12-2020 09:37 - Carla Corsetti
Ripercorrere la vita di Lidia Menapace significa ripercorrere la storia italiana.
E’ stata una partigiana combattente con il grado di tenente, e il maschilismo che ha sempre combattuto, anche oggi non la onora se la ricorda solo come semplice staffetta.
E’ stata anche democristiana, fino a quando la sua curiosità intellettuale non l’ha portata verso il marxismo.
La scelta politica verso il comunismo le costò l’incarico universitario.
E’ stata femminista, come lo sono tutte le persone intelligenti, ed essendo colta ha tracciato anche le sue linee della lotta politica per il femminismo.
I suoi scritti sulla liberazione della donna e sull’affermazione del principio di uguaglianza, hanno sempre ritenuto imprescindibile il Principio di Laicità, ferocemente compromesso dall’inclusione del Concordato nella nostra Costituzione.
Sapeva che il femminismo non può prescindere dalla laicità e che le lotte per il femminismo, in Italia devono avere il loro incipit nella abrogazione del Concordato e nella riforma dell’art.7 della Costituzione.
Dopo la vittoria del NO nel referendum contro la riforma di Renzi, disse: “Mi piacerebbe cominciare a raccogliere le firme per abrogare l’articolo 7”, “E’ l’art.7 che impedisce all’Italia di essere un Paese laico!”.
Per questa chiarezza contro il Concordato, ha sempre raccolto le simpatie di Democrazia Atea.
Onorare la memoria di una intellettuale che poneva nella centralità delle sue riflessioni la laicità, significa anche raccogliere il testimone delle sue indicazioni politiche, e prendere coscienza che laicità e femminismo sono in stretta correlazione, ma anche che l’ostacolo all’affermazione dell’una e dell’altro è costituito da una anacronistica norma costituzionale che deve essere integralmente riformata.