NESSUNA TRISTEZZA, NESSUN DOLORE
29-12-2023 20:35 - Redazione DA
"Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente dai due genitori. Se no è un atto animalesco e criminoso. Un essere umano diventa tale non per il casuale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e d’amore da parte degli altri. Se no, l’umanità diventa – come in larga parte già è – una stalla di conigli. Ma non si tratta più della stalla «agreste», ma d’un allevamento «in batteria» nelle condizioni d’artificialità in cui vive a luce artificiale e con mangime chimico.
Solo chi – uomo e donna – è convinto al cento per cento d’avere la possibilità morale e materiale non solo d’allevare un figlio ma d’accoglierlo come una presenza benvenuta e amata, ha il diritto di procreare; se no, deve per prima cosa far tutto il possibile per non concepire e se concepisce (dato che il margine d’imprevedibilità continua a essere alto) abortire non è soltanto una triste necessità, ma una decisione altamente morale da prendere in piena libertà di coscienza. Non capisco come tu possa associare l’aborto a un’idea d’edonismo o di vita allegra. L’aborto è «una» cosa spaventosa «…».
Nell’aborto chi viene massacrato, fisicamente e moralmente, è la donna; anche per un uomo cosciente ogni aborto è una prova morale che lascia il segno, ma certo qui la sorte della donna è in tali sproporzionate condizioni di disfavore in confronto a quella dell’uomo, che ogni uomo prima di parlare di queste cose deve mordersi la lingua tre volte."
Italo Calvino
Aborto spaventoso, il senso di colpa, la morale, era ciò che emergeva negli anni successivi alla legge 194. Oggi le donne sono libere di abortire e sono liberate dal senso di colpa indotto dalla società, oggi le donne sono libere di scegliere. Ricordiamoci che un feto non è un bambino, e le donne si liberano di qualcosa che non sentono, che non vogliono, perché l'aborto le fa stare meglio. Nell'aborto non c'è tristezza né dolore. Calvino è stato uomo del suo tempo, e sono condivisibili le sue riflessioni sulla genitorialità consapevole, ma non sul senso di colpa sull'aborto. Le donne di oggi non la pensano così, almeno quelle, insieme agli uomini, di Democrazia Atea
Solo chi – uomo e donna – è convinto al cento per cento d’avere la possibilità morale e materiale non solo d’allevare un figlio ma d’accoglierlo come una presenza benvenuta e amata, ha il diritto di procreare; se no, deve per prima cosa far tutto il possibile per non concepire e se concepisce (dato che il margine d’imprevedibilità continua a essere alto) abortire non è soltanto una triste necessità, ma una decisione altamente morale da prendere in piena libertà di coscienza. Non capisco come tu possa associare l’aborto a un’idea d’edonismo o di vita allegra. L’aborto è «una» cosa spaventosa «…».
Nell’aborto chi viene massacrato, fisicamente e moralmente, è la donna; anche per un uomo cosciente ogni aborto è una prova morale che lascia il segno, ma certo qui la sorte della donna è in tali sproporzionate condizioni di disfavore in confronto a quella dell’uomo, che ogni uomo prima di parlare di queste cose deve mordersi la lingua tre volte."
Italo Calvino
Aborto spaventoso, il senso di colpa, la morale, era ciò che emergeva negli anni successivi alla legge 194. Oggi le donne sono libere di abortire e sono liberate dal senso di colpa indotto dalla società, oggi le donne sono libere di scegliere. Ricordiamoci che un feto non è un bambino, e le donne si liberano di qualcosa che non sentono, che non vogliono, perché l'aborto le fa stare meglio. Nell'aborto non c'è tristezza né dolore. Calvino è stato uomo del suo tempo, e sono condivisibili le sue riflessioni sulla genitorialità consapevole, ma non sul senso di colpa sull'aborto. Le donne di oggi non la pensano così, almeno quelle, insieme agli uomini, di Democrazia Atea