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SUPERFICIALITA', ACCANIMENTO, APPROSSIMAZIONE

05-05-2021 08:47 - Carla Corsetti
Carolina Girasole, la sindaca di Capo Rizzuto simbolo della lotta alla mafia, fu arrestata con l’accusa di aver preso voti di scambio da organizzazioni mafiose.
Restò agli arresti domiciliari per 168 giorni.
Dopo 2700 giorni la Cassazione l’ha scagionata pienamente.
Un errore giudiziario può anche essere messo in conto, come può essere messo in conto qualunque errore in qualunque attività umana.
Ciò che non si giustifica però è che sia stato fatto con pericolosa superficialità e con inusitato accanimento.
La sentenza di definitiva assoluzione è un vero e proprio atto di accusa contro la Procura: “nessun elemento diretto a carico o dotato di adeguata concludenza è stato fornito al riguardo” che detto in altri termini significa aver arrestato e tenuto sotto processo una persona per 2700 giorni senza prove.
Era stata già assolta in primo grado con formula piena ma la Procura aveva impugnato la sentenza di assoluzione.
La Corte d’appello aveva confermato l’assoluzione del Tribunale con formula piena e la Procura ha promosso ricorso in Cassazione contro l’assoluzione.
La Cassazione ha confermato le assoluzioni.
I clan ovviamente hanno brindato per il lavoro svolto dalla Procura distrettuale antimafia calabrese che per sette anni e mezzo gli ha neutralizzato la sindaca che li ostacolava, e di certo non avrebbero ottenuto risultati migliori di quelli confezionati dalla Procura.
Ma il punto è ancora un altro e non riguarda solamente la vicenda della Girasole.
Ognuno potrebbe restare travolto da una accusa infondata e se ciò accade in una percentuale che travalica quella fisiologicamente possibile, vuol dire che l’arbitrio ha preso il sopravvento sullo stato di diritto.
Ma c’è un ulteriore aspetto da considerare sulle politiche giudiziarie delle Procure in Italia.
Da una parte assistiamo alla esposizione mediatica di Procure che chiedono il rinvio a giudizio per ipotesi senza prove, e nel contempo registriamo che alcune Procure chiedono di archiviare su ricostruzioni approssimative, come è accaduto a nove detenuti morti in carcere di overdose quando non avevano nemmeno percorsi di tossicodipendenza, come riporta L'Espresso.
Forse in questo Paese abbiamo un problema, o più di uno.
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