CUI PRODEST?
31-07-2020 11:52 - Carla Corsetti
A chi giova una proroga dello stato di emergenza?
La risposta come sempre è politica.
Questa volta il Presidente del Consiglio non si è sottratto al confronto con il Parlamento e ha illustrato le ragioni che lo inducevano a prorogare fino al 15 ottobre lo stato di emergenza, con decreto e non con provvedimenti ministeriali.
Ed è proprio l’analisi di quelle argomentazioni che non giustifica la proroga dello stato di emergenza.
Ciò non significa che i pericoli della epidemia covid-19 sino esauriti e definitivamente superati, al contrario, ma la diffusione del virus, allo stato attuale, non ha una estensione tale da giustificare lo stato d’emergenza.
Lo stato d’emergenza dunque è necessitato dalla debolezza di una coalizione governativa che dovrà gestire una fase di emergenza sociale gravissima, derivata dalle politiche neoliberiste scellerate dei decenni precedenti, maggiormente imputabili al centro-sinistra, e che la pandemia ha disvelato in tutta la loro drammaticità.
Si stima una perdita di circa 500.000 posti di lavoro in Italia e questo dato è stato presentato in una audizione alla Commissione Lavoro del Senato, dunque è ragionevole ritenere che sia addirittura sottostimato.
Le previsioni della Ministra dell’Interno Lamorgese sui possibili disordini in autunno sono assolutamente realistiche ed anzi, sotto molti aspetti, le contestazioni sono auspicabili.
In tutto questo occorre tenere presente che la nostra Costituzione prevede che possano esserci deroghe provvisorie dei poteri ordinamentali, e la provvisorietà lascia intatti i poteri che, per necessità oggettive, sono temporaneamente derogati.
Non viene abrogato il diritto vigente ma per un certo periodo di tempo, esattamente individuato, viene sostituito e derogato fino a quando la situazione di pericolo e di emergenza non è terminata.
Ciò non toglie che se la situazione di emergenza dovesse nuovamente riproporsi, i poteri ordinamentali potrebbero nuovamente essere derogati, ex novo, e potrebbero nuovamente essere assunti poteri speciali dall’esecutivo, ove però ce ne fosse la reale e oggettiva necessità.
Dubbia è invece la proroga dello stato di emergenza quando, in effetti, si ha solo il “fondato timore” che la situazione di pericolo possa ripresentarsi, ma non si ha la certezza che si ripresenterà.
La proroga dello stato di emergenza è, sotto alcuni aspetti, ancora più pericolosa.
Innanzitutto perché si depotenzia il criterio della transitorietà, insito nella concentrazione dei poteri in capo all’esecutivo per un periodo determinato, posto che la proroga introduce un elemento di continuità che è in contraddizione con il concetto stesso di emergenza e di transitorietà.
Inoltre si introduce una prassi costituzionale che diventa perniciosa ai fini della salvaguardia delle libertà fondamentali compresse dallo stato di emergenza.
Insomma un pasticcio pericoloso sul quale non si può mostrare passività inespressa.
Il momento di più delicata espressione del popolo nell’esercizio della sovranità, è sicuramente quello elettorale, e non è escluso che il Governo possa decidere un ulteriore rinvio delle elezioni previste in autunno, posto che il rinvio troverebbe nella dichiarazione dello stato d’emergenza, una giustificazione normativa.
In sintesi.
La proroga dello stato d’emergenza si rivela come espressione di una tendenza inconfessabile verso i “pieni poteri” vietati dalla nostra Costituzione, che però vengono ben celati dietro i “poteri necessari”.