STORIELLA ITALIANA
29-01-2025 17:11 - Carla Corsetti
C'era una volta una Presidente del Consiglio che voleva farsi chiamare al maschile, forse perché si vergognava di essere donna.
Questa Presidente aveva preso l'impegno di perseguire i trafficanti di essere umani, detti anche scafisti, non appena avessero messo piede in Italia, e se fossero scappati dall'Italia, lei li avrebbe perseguiti in “tutto il globo terracqueo”.
Gli italiani erano contenti perché se lei dichiarava guerra agli scafisti, quei puzzoni dei migranti non avrebbero più guastato i pensieri degli italiani a cui tocca ciclicamente di doversi occupare di gente che odiano.
Era già successo cento anni fa, quando “c'era lui” che gli italiani avevano dovuto liberarsi degli ebrei, e qualche italiano che faceva il suo dovere di fascista, andava persino a denunciare gli ebrei che si nascondevano, per pochi spicci, così li caricavano sui treni e li portavano a morire chissà dove, e gli italiani erano più tranquilli.
Ora che gli ebrei hanno altro da fare, gli italiani devono liberarsi dei migranti ma ci ha pensato lei, “il” Presidente del Consiglio che ha creato un bel campo di concentramento in Albania e li porterà tutti lì.
E gli scafisti? Direbbero i lettori.
C'era un pericolosissimo scafista trafficante di esseri umani, aveva ucciso e torturato con ferocia inumana, aveva persino violentato un bambino di cinque anni, e la Corte Penale Internazionale lo cercava da un po' di tempo, ma questo criminale se ne stava tranquillo tranquillo a prendere l'aperitivo in Italia.
Un bel giorno la Corte Penale Internazionale se ne accorge e chiede ai giudici italiani di arrestarlo.
I giudici lo arrestano e avvertono il Ministro di Giustizia che deve chiamare la Corte Internazionale per vedere come procedere.
Il Ministro però, che aveva già dichiarato guerra alla Democrazia, era occupato a portare avanti la demolizione del Potere Giudiziario, non poteva perdere tempo con le richieste dei giudici, e così le ignorò e i giudici furono costretti ad emettere un ordine di scarcerazione del pericoloso scafista.
Anziché emettere un decreto per porre una pezza all'errore, il Ministro di Giustizia passò la palla al Ministro dell'Interno il quale organizzò un bel viaggio con un aereo speciale, uno di quelli che ogni volta che si alzano in volo si bruciano l'imu di un quartiere di città, e lo riportarono a casa tra festeggiamenti e brindisi.
C'era un avvocato che da ragazzo era rimasto affascinato dal fascismo e così per trenta anni aveva militato nel Movimento Sociale Italiano, insieme a tutti i vecchi compagni di partito della Presidente del Consiglio e del Presidente del Senato.
Poi si era aperta un'opportunità di carriera politica con il partito di Di Pietro, l'aveva colta al volo e chissà come si era ritrovato come sottosegretario nel Governo di Prodi, pur non essendo mai stato di sinistra, e aspettando che fosse la ex sinistra a diventare di destra.
Questo avvocato, che si era occupato anche di traffico internazionale di migranti e aveva scritto anche un disegno di legge sul tema, quando vide che i giudici scarceravano lo scafista, tomo tomo andò a rileggersi l'art. 378 co.1 del codice penale: “chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l'ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale, o a sottrarsi alle ricerche effettuate dai medesimi soggetti, è punito con la reclusione fino a quattro anni”.
“Perdindirindina” pensò l'avvocato e prese penna e calamaio, anzi computer e pec e scrisse ai magistrati di Roma “il pericoloso scafista doveva essere perseguito in tutto il globo terracqueo e invece lo hanno lasciato scappare via”
Il magistrato lesse la pec e disse anche lui “Perdindirindina, devo fare un avviso di garanzia!”
Però non voleva offendere la Presidente che si fa chiamare “il” Presidente perché poi lei si sarebbe potuta vendicare e avrebbe potuto fargliela pagare su tutto il “globo terracqueo” e così sull'avviso di garanzia scrisse a penna “Porgo distinti saluti”
E vissero tutti felici e contenti.
Questa Presidente aveva preso l'impegno di perseguire i trafficanti di essere umani, detti anche scafisti, non appena avessero messo piede in Italia, e se fossero scappati dall'Italia, lei li avrebbe perseguiti in “tutto il globo terracqueo”.
Gli italiani erano contenti perché se lei dichiarava guerra agli scafisti, quei puzzoni dei migranti non avrebbero più guastato i pensieri degli italiani a cui tocca ciclicamente di doversi occupare di gente che odiano.
Era già successo cento anni fa, quando “c'era lui” che gli italiani avevano dovuto liberarsi degli ebrei, e qualche italiano che faceva il suo dovere di fascista, andava persino a denunciare gli ebrei che si nascondevano, per pochi spicci, così li caricavano sui treni e li portavano a morire chissà dove, e gli italiani erano più tranquilli.
Ora che gli ebrei hanno altro da fare, gli italiani devono liberarsi dei migranti ma ci ha pensato lei, “il” Presidente del Consiglio che ha creato un bel campo di concentramento in Albania e li porterà tutti lì.
E gli scafisti? Direbbero i lettori.
C'era un pericolosissimo scafista trafficante di esseri umani, aveva ucciso e torturato con ferocia inumana, aveva persino violentato un bambino di cinque anni, e la Corte Penale Internazionale lo cercava da un po' di tempo, ma questo criminale se ne stava tranquillo tranquillo a prendere l'aperitivo in Italia.
Un bel giorno la Corte Penale Internazionale se ne accorge e chiede ai giudici italiani di arrestarlo.
I giudici lo arrestano e avvertono il Ministro di Giustizia che deve chiamare la Corte Internazionale per vedere come procedere.
Il Ministro però, che aveva già dichiarato guerra alla Democrazia, era occupato a portare avanti la demolizione del Potere Giudiziario, non poteva perdere tempo con le richieste dei giudici, e così le ignorò e i giudici furono costretti ad emettere un ordine di scarcerazione del pericoloso scafista.
Anziché emettere un decreto per porre una pezza all'errore, il Ministro di Giustizia passò la palla al Ministro dell'Interno il quale organizzò un bel viaggio con un aereo speciale, uno di quelli che ogni volta che si alzano in volo si bruciano l'imu di un quartiere di città, e lo riportarono a casa tra festeggiamenti e brindisi.
C'era un avvocato che da ragazzo era rimasto affascinato dal fascismo e così per trenta anni aveva militato nel Movimento Sociale Italiano, insieme a tutti i vecchi compagni di partito della Presidente del Consiglio e del Presidente del Senato.
Poi si era aperta un'opportunità di carriera politica con il partito di Di Pietro, l'aveva colta al volo e chissà come si era ritrovato come sottosegretario nel Governo di Prodi, pur non essendo mai stato di sinistra, e aspettando che fosse la ex sinistra a diventare di destra.
Questo avvocato, che si era occupato anche di traffico internazionale di migranti e aveva scritto anche un disegno di legge sul tema, quando vide che i giudici scarceravano lo scafista, tomo tomo andò a rileggersi l'art. 378 co.1 del codice penale: “chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l'ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale, o a sottrarsi alle ricerche effettuate dai medesimi soggetti, è punito con la reclusione fino a quattro anni”.
“Perdindirindina” pensò l'avvocato e prese penna e calamaio, anzi computer e pec e scrisse ai magistrati di Roma “il pericoloso scafista doveva essere perseguito in tutto il globo terracqueo e invece lo hanno lasciato scappare via”
Il magistrato lesse la pec e disse anche lui “Perdindirindina, devo fare un avviso di garanzia!”
Però non voleva offendere la Presidente che si fa chiamare “il” Presidente perché poi lei si sarebbe potuta vendicare e avrebbe potuto fargliela pagare su tutto il “globo terracqueo” e così sull'avviso di garanzia scrisse a penna “Porgo distinti saluti”
E vissero tutti felici e contenti.